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Quegli orologi in piazza che non segnavano l'ora esatta

Notizia pubblicata il 15 ottobre 2007



Categoria notizia : Cultura


PRIMA DEL 1371 a Ravenna non esisteva uno strumento meccanico per la misura del tempo e il problema era talmente avvertito che la Comunità , pur di ottenere un orologio pubblico, organizzò una colletta che fruttò la somma di 335 lire, cifra notevole se si considera che all'epoca con venti lire si poteva comprare un bue.

E dalla fine del Trecento fino al 1405 comincia ad apparire nei documenti un maestro Rigono, custode e regolatore dell'orologio, che i ravennati ben presto chiamarono Rigon d'l'arloz.

Per avere notizie più sicure bisogna passare all'Ottocento, quando nella stampa locale non sono pochi gli articoli che parlano del congegno che segna il tempo, anzi che lo segna a fatica quando addirittura non lo segna affatto.

Nel gennaio del 1865 si lamentano le ‘sfere' ferme da qualche giorno e i ritardi di molti minuti causati dal freddo!

Il quadrante, poi, non era illuminato e pertanto i ravennati chiedono al Municipio "un orologio notturno, per discernere le ore in tempo di oscurità , come si é usato in molti paesi". Nel 1884 le cronache parlano di un nuovo orologio, ma anche questo sembra non soddisfare le esigenze dei ravennati.

Le ‘frecce', infatti, sono troppo sottili e a distanza non si riesce a leggere l'ora. E poi batte le ore troppo in fretta rispetto a quello che c'era prima.

Gli orologi a Ravenna hanno sempre dato dei problemi e nel 1897 il cronista del Ravennate scrive che segna e batte le ore a modo suo e la gente si lamenta. Per sottolineare il disservizio viene composta la filastrocca di turno ("Quel coso che dicevasi orologio, perchè non segna più? Non suona l'ore?") mentre la gente si lamenta del fatto che il quadrante é spento troppo presto al mattino.

Passa il tempo, ma l'orologio sembra non tenergli dietro. Si legge infatti sulla cronaca del luglio 1899 che "é tradizionale che l'orologio di piazza debba andar male anzichè bene" e per causa sua almeno cinque o sei persone hanno perso il treno.

Nel 1900, invece, sembra esserci un problema di abbondanza, ma fra l'orologio pubblico e quello della stazione si registra una differenza di otto minuti e nessuno sa chi dei due segni l'ora giusta. Curiosa la lettera del maggio 1909 che Augusto Baccarini, custode dell'orologio, manda al Ravennate dalla quale si deduce come i ravennati avessero una concezione personale del tempo: "Quando l'orologio pubblico si faceva camminare di pari passo con quello della stazione ferroviaria, la gente diceva essere meglio farlo avanzare di cinque o sei minuti; ora che precede di pochi minuti il suo collega ferroviario si dice che cammina troppo".

E Baccarini conclude dicendo che é molto difficile accontentar tutti, specialmente quando si tratta di orologi.

Negli anni Cinquanta alcuni ravennati invocarono il ripristino dell'orologio dell'Arcivescovado (il cui quadrante é ancora visibile) perchè i suoi rintocchi erano ritenuti indispensabili per conoscere l'ora agli abitanti della zona intorno al Ponte dei Martiri.

foto by James MacDonald