Petra & Ferruccio, la musica è ancora nuda
Notizia pubblicata il 19 febbraio 2009
Categoria notizia : Musica
FACCE da palco. E se le facce non bastano c’è un qualcosa in più: il canto frantumato.
Spoliazione di canzoni arcinote che sembravano piccoli saggi su come il quotidiano possa diventare “epos” e su come la ricerca del mirabile nella normalità sia stata la pratica più rivoluzionaria di questi anni, rilette sulle sottili corde dell’eversione e dell’autoironia, tra suoni, effetti e brividi punk-pop: Musica Nuda 55/21 è l’agguato eversivo firmato Petra Magoni-Ferruccio Spinetti.
Terzo aggiornamento del disco che vide la luce nel 2003 quando la cantante pisana incontrò il raffinato contrabbassista degli Avion Travel in una delle sue vite parallele.
Il più limpido e tonante della serie: con sei brani inediti, scritti dal duo, da Donà, Stilo e Pacifico. Dalle arie del ‘600 ai Police, passando per il pop internazionale e la tradizione popolare italiana, con un’infilata di standard americani. Il tutto frullato dal gusto di due interpreti bravi al punto da essere stati scelti da Al Jarreau per una tournée in Germania, in concerto stasera al Bravo Caffè dalle 22.
Lei è amabilmente aristocratica, eppure semplice e immediata: l’ascoltiamo e ci sembra di subire a tratti l’incantesimo di Bjork.
«Bella partenza: anche Bjork e Barbra Streisand non hanno fatto studi canonici, eppure mi hanno scioccato, illuminando un percorso cominciato con la musica antica e la lirica».
Da cui ha presto divorziato.
«Perché l’uso della voce nella lirica è artefatto. Non si capiscono le parole, che per me sono fondamentali, come lo erano per Mina».
Più che una cantante jazz da molti è considerata una musa dell’elettronica, dotata di raro talento scenico.
«Ma prima bisogna capire che cosa s’intende per jazz: perfino Stefano (ndr. Bollani) evitava di darne definizioni statiche. Quando lo conobbi lui già improvvisava con il talento delle persone non comuni, anche se davanti a sei persone. E non ha mai smesso di farlo».
La sua voce è quanto di più vicino a uno strumento esista nel panorama delle vocalist. Ci vengono in mente anche Susanne Abbhehl e Maria Pia De Vito.
«Creative che ammiro da sempre. E fra quelle che preferisco ci metto pure Michela Lombardo e Monica Demuru, che con Cristian Calcagnile fa un uso pazzesco rispetto dei mezzi che ha. E Cristina Donà, talento incredibilmente sottovalutato».
In primavera aprirete i concerti tedeschi di Al Jarreau. Com’è nata questa partnership?
«Attraverso la nostra agenzia tedesca: Al ha sentito le cose che facciamo e se n’è detto entusiasta. E’ una straordinaria chance per farci conoscere, come è avvenuto in Italia e in Francia, anche col passa parola, dai piccoli club ai teatri. E avremo pure una data tutta nostra a Berlino. Poi arriverà un disco di
soli inediti».
Che il sogno continui, allora.
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