Pechées de Vieillesse da applausi
Notizia pubblicata il 14 agosto 2009
Categoria notizia : Cultura
PIACE pensare che Rossini, nelle sue belle e ricche e protette case parigine, fosse assalito a volte da un bradisismo di memorie.
Come succede quando si aprono quei vecchi cassetti pieni di foto, di lettere e di ritagli di giornali quando il passato ci assale con prepotente, dolcissima nostalgia: allora il poeta compone poesie, il pittore configura immagini e Rossini compone i “Péchés de vieillesse” che poi faceva sentire, eseguiti da qualche amico prestigioso, Saint-Saëns, Palante, Diémer, o da se stesso in vena di esibizione, nelle soiree mondane nel suo salotto parigino di Chausée d’Antin. Era sicuro che i suoi ospiti sapevano valutare il gioco paradossale e l’artificio manieristico suggeritigli da sapienza e sentimento. Il genio, la creatività e l’ironia di Rossini si erano salvati da depressioni, fughe e vecchiaia e ora riapparivano, quasi in segreta confessione, in brani pianistici dove l’autore riusciva a miscelare allusiva inquietudine a titoli spiritosi, chiamandoli “peccati di vecchiezza”.
QUESTE composizioni che sua moglie Olimpia riponeva con cura nell’armadio della loro camera, scorrono su uno sfondo di passato operistico trasformato in ricordo a volte tenero, a volte bizzarro e a volte faceto, al quale Massimiliano Ferrati, nel secondo appuntamento di “Interludio 2009” a Rocca Costanza, ha offerto la sua maestria, il suo entusiasmo e la sua viva partecipazione. Non solo Rossini però: la scelta dell’Ente Concerti in collaborazione col Rof, è stata quella di avvicinare a le “Péchés de vieillesse”, autori “fondamentali nell’evoluzione della scrittura pianistica”. In questo secondo Concerto alla Rocca, Rossini e Franz Joseph Haydn intrecciati in una raffinatissima idea di intrattenimento musicale, magico e civilissimo che Massimo Ferrati ha rivelato con sublime leggerezza, meritando unanime, vivo, sincerissimo successo.
Ivana BaldassarriCome succede quando si aprono quei vecchi cassetti pieni di foto, di lettere e di ritagli di giornali quando il passato ci assale con prepotente, dolcissima nostalgia: allora il poeta compone poesie, il pittore configura immagini e Rossini compone i “Péchés de vieillesse” che poi faceva sentire, eseguiti da qualche amico prestigioso, Saint-Saëns, Palante, Diémer, o da se stesso in vena di esibizione, nelle soiree mondane nel suo salotto parigino di Chausée d’Antin. Era sicuro che i suoi ospiti sapevano valutare il gioco paradossale e l’artificio manieristico suggeritigli da sapienza e sentimento. Il genio, la creatività e l’ironia di Rossini si erano salvati da depressioni, fughe e vecchiaia e ora riapparivano, quasi in segreta confessione, in brani pianistici dove l’autore riusciva a miscelare allusiva inquietudine a titoli spiritosi, chiamandoli “peccati di vecchiezza”.
QUESTE composizioni che sua moglie Olimpia riponeva con cura nell’armadio della loro camera, scorrono su uno sfondo di passato operistico trasformato in ricordo a volte tenero, a volte bizzarro e a volte faceto, al quale Massimiliano Ferrati, nel secondo appuntamento di “Interludio 2009” a Rocca Costanza, ha offerto la sua maestria, il suo entusiasmo e la sua viva partecipazione. Non solo Rossini però: la scelta dell’Ente Concerti in collaborazione col Rof, è stata quella di avvicinare a le “Péchés de vieillesse”, autori “fondamentali nell’evoluzione della scrittura pianistica”. In questo secondo Concerto alla Rocca, Rossini e Franz Joseph Haydn intrecciati in una raffinatissima idea di intrattenimento musicale, magico e civilissimo che Massimo Ferrati ha rivelato con sublime leggerezza, meritando unanime, vivo, sincerissimo successo.
foto by http://www.flickr.com/photos/jody_art/