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Incontri di Bologna. L’Eco del Medioevo Lezione in aula magna

Notizia pubblicata il 26 novembre 2008



Categoria notizia : Cultura


ECO fa lezione su Eco. Sulla sua nascita di semiologo e romanziere che, come forse si sa, risale al Medioevo, alla laurea in filosofia con Luigi Pareyson, nel ’54, a Torino, sull’estetica di Tommaso d’Aquino.

Nulla del saggista, del bibliofilo, del linguista, dello studioso della comunicazione di massa, dell’autore del Nome della rosa, del giovanotto che negli anni ’50, sul ‘verri’ di Luciano Anceschi, firmava una memorabile rubrica di costume, il ‘Diario minimo’ ... nulla insomma si può pretendere di sapere su Umberto Eco se non si parte da là, dal gusto per i giochi della metafora e degli enigmi, dall’attenzione per una cristianità che alla fine appare rovesciata e messa in causa, dal gusto della visionarietà e delle architetture della parola e del ragionamento di cui i secoli a cavallo del Mille sono intrisi.
SI INTITOLA adesso “Quattro passeggiate nel Medioevo” il ciclo di quattro lezioni che, iniziato lunedì nell’aula absidale dell’università in Santa Lucia, termina domani con l’ultimo capitolo, ‘La proporzione e la forma’. Tutti, dunque, a gremire posti seduti e in piedi, e ad ascoltare Eco che fa lezione su Eco (da ieri, vista la calca, in aula magna). Da non perdere, anche se la materia è astrusa per molti. «Sono ormai diventato emerito — esclama il 76enne professore —e non ho più obbligo di fare ricerca. Perciò vi parlerò del mio caro Medioevo perché , come dice Cush, il guerriero dàncalo di Hugo Pratt, tale è il mio piacere». Gli studenti stipati sugli scalini prendono appunti, anche questo è Eco, quindi meglio annotare. E i molti spettatori di mezza età annuiscono come se fin dal primo assaggio constatassero che qui si serve Eco garantito. Non sono qui per questo?
IL PROF, angariato da un brutto raffreddore, scorre le pagine della sua lezione con il tono lievemente scontato di chi le sa a memoria. «Nella sua massiccia ‘Estetica’ del 1902 Croce dedica solo 4 pagine alla concezione artistica del Medioevo. E quella censura ha pesato nel tempo, almeno fino al ’46, quando Panofsky ci ha rivelato la grandezza dell’abate Suger, che nei primi decenni del XII secolo fece ricostruire con straordinaruia sontuosità la chiesa parigina di Saint-Denis. Ma poi è venuta la grande rivincita».

Le citazioni rotolano oliate una dentro l’altra: Boezio, Beda, Alcunio, Averroè, Dante, San Bernardo, i saggi di Huizinga, le prime carte geografiche, i mistici che predicano la castità e i novellisti come Boccacio che ritraggono la vita gaudente. Partito dall’idea di riflettere sull’arte medievale, facendo lezione su se stesso Eco svolge il suo Medioevo liberandolo dai luoghi comuni. Niente secoli bui — e chi lo direbbe più? — ma stagioni di spiccata tensione verso il bello e di invenzioni tecniche rivoluzionarie, dal timone alla carta, dalla cambiale agli occhiali. L’erudizione si autogenera, parecchi cedono, c’è anche chi si appisola. Alla fine qualche studente chiede l’autografo. Eco lo concede sorridendo. Vuoi vedere che anche questo è un uso inventato dai dottori medievali? c. su.

foto by http://www.flickr.com/photos/14464458@N06