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Il mio Mistero Buffo in grammelot pop
Notizia pubblicata il 09 marzo 2010
Categoria notizia : Spettacoli
Paolo Rossi da stasera al Bonci di Cesena inizia il suo tour in regione con "Il Mistero Buffo di Dario Fo . Il comico: "Parto da Fo, ma lo spettacolo nascerà dalla gente dei bar" "Cinzia-gate? Come tutti i commedianti traggo ispirazione dal luogo in cui vado in scena"
IN GRAMMELOT, ma pop. Misteri medioevali, certo, quelli dei Vangeli apocrifi, ma anche quello che successe dopo il debutto della giullarata popolare di Dario Fo, nel 1969. «Da piazza Fontana in su», annuncia Paolo Rossi. Che promette polpa, a chi gli chiede se dentro il suo nuovo spettacolo ci saranno anche le avventure del sindaco Delbono: «Come tutti i commedianti d'arte, faccio sempre riferimento al luogo in cui vado in scena. Ma a differenza d'altri, non prendo da Internet e dai giornali. Entro nei bar e ascolto la gente».
E' un debutto tutto emiliano quello di Paolo Rossi, che riprende in mano il titolo più famoso del premio Nobel, assicurando che «non sarà un passaggio di testimone, né un clone, né un remake». Con «Il Mistero Buffo di Dario Fo (PS: nell'ultima versione pop)», Rossi è in anteprima oggi e domani a Cesena, al Teatro Bonci (ore 21). Poi sarà al Teatro Celebrazioni di Bologna dal 23 al 28 marzo, passando prima per Ravenna (11-14/3) e Ferrara (1821/3), poi Piacenza (30/3) e Reggio (31/3-1/4).
Con Fo, Rossi debuttò in teatro.
«Fu lui - racconta - a insegnarmi che il Mistero Buffo è uno spettacolo che nasce e cresce col pubblico, che cambia ogni sera, ogni volta che va in scena, insieme alla cronaca, la storia, la società». Oltre cinquemila, dal '69 ad oggi, gli allestimenti nel mondo di quest'opera che ha riscritto il teatro popolare. «Come al debutto, tra gli anni Sessanta e Settanta, anche questa volta lo spettacolo cade in un momento molto critico per l'Italia», sostiene l'attore, che insieme ai misteri dei Vangeli apocrifi proporrà scritti suoi, «in una versione visionaria, che più mi corrisponde», e con le musiche dal vivo di Emanuele Dell'Aquila (alla regia Carolina De La Calle Casanova).
La scenografia è essa stessa un palcoscenico. «Visto come si stanno mettendo le cose per la cultura nel nostro paese, sono già pronto per allestire spettacoli per strada», ironizza lui. Questo stesso Mistero Buffo, del resto, sarà anche nelle scuole, nelle carceri, nei centri sociali. «Quando Dario fu sospeso dalla televisione - ricorda Rossi c'era solo Rai 1 e chi controllava la tv, controllava anche i teatri. Lui allora s'inventò un circuito alternativo. Anzi, se lo inventò la realtà del paese. Da lì è finito in Svezia. Io mi accontenterei di fermarmi in Belgio». Non è dispiaciuto di essere stato sospeso, pure lui, dalla televisione («quella odierna è un mezzo di comunicazione vecchio»).
Quanto a quel "pop" aggiunto ai misteri di Fo, Rossi conclude. «Mi piace il suono. Poi, non amo le contaminazioni, ma sono un chimico e mi piace mischiare per vedere le reazioni. Infine, non sono un nostalgico degli anni Settanta, ma penso che la spinta artistica appena iniziata allora sia stata bloccata dai misteri della cronaca.
Questa è una versione dei Vangeli apocrifi secondo Frank Zappa». PER SAPERNE DI PIÙ www.ruscibar.it (Paolo Rossi) www.antoniomarquezcompany.com