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Il comico a Lugo in un insolito divertissement

Notizia pubblicata il 14 aprile 2009



Categoria notizia : Spettacoli


ER CHI lo conosce con il nomignolo classico, “Cigno di Pesaro”, sarà una sorpresa scoprire che invece lui preferiva farsi chiamare “il cinghialone di Lugo”, per evocare il luogo dove ha passato gran parte della sua infanzia e l’adolescenza nonché le sue ben note inclinazioni gaudenti.

Ma questo è solo uno degli episodi della vita di Gioacchino Rossini che stasera alle 20.30, nel teatro di Lugo a lui intitolato, Paolo Cevoli racconterà nel divertissement Ma se mi toccano… che accompagna il concerto dell’Ensemble Italiano di Fiati, impegnato nell’esecuzione di numerosi tra i più famosi brani del musicista.
Ma com’è nata questa contaminazione tra lirica e comicità?
«L’ottetto aveva già ideato questo spettacolo con le affascinanti trascrizioni ottocentesche delle più note pagine rossiniane composte da Wenzel Sedlak e Johann Wendt. Io mi sono aggregato per mettere in luce in forma narrativa il genio ma con un taglio da “pataca” come sono io. E’ un bel match tra note belle e robaccia».
Il mondo del melodramma le appartiene?
«Diciamo che vi sono stato introdotto tardivamente da amici romagnoli e bolognesi che sono grandi musicisti impegnati alla Scala e a Santa Cecilia. Mi hanno attaccato la passione».
Ma non c’è il rischio di svilire la musica colta con un’operazione come questa?
«Intanto bisogna subito mettere in chiaro che Rossini è considerato il più gran compositore di opere buffe, le sue cose più belle sono quelle che inclinano al sorriso. E poi va anche ricordato che un tempo andare all’opera è come oggi andare a sentire un concerto di Vasco. La trasformazione della lirica in evento elitario e per pochi è una deviazione moderna: all’epoca di Rossini c’era un tifo da stadio nei teatri e al suo debutto Il Barbiere fu un flop perché Paisiello, geloso, pagò il loggione perché fischiasse e boicottasse il concorrente».
Oggi, peraltro, gli enti lirici attraversano una delle peggiori crisi della loro storia. Da manager quale ricetta suggerisce ai sovrintendenti o al governo?

«Non ho abbastanza esperienza per suggerire delle vie d’uscita. Personalmente comunque credo che le contaminazioni, le invenzioni produttive come può essere questa nostra, o quelle che coinvolgono il mondo della scuola magari al mattino, possano contribuire ad appassionare nuovo pubblico. Tutto sommato quel che faccio io può essere paragonato a ciò che fa Benigni con Dante: veicolo un interesse».
Rossini è anche il suo musicista preferito?
«La classica mi piace, ma preferisco Mozart, Schubert. Per il resto ascolto più che altro interpreti femminili di soul, musica nera o jazziste bianche come Diane Krall, Nina Simone che è un fenomeno, Norah Jones».
Il prossimo spettacolo sarà ancora musicale?
«Sì, ma per puro caso. A ottobre debutterà al Teatro Verdi di Cesena un mio testo ambientato negli anni Settanta. E’ la storia di una famiglia romagnola che gestisce una balera e la vuole trasformare in una discoteca. Ci sarà musica, ma di Barry White e Diana Ross».

foto by http://www.flickr.com/photos/nicolaantonucci/