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Il fascino del Palazzo dell'Oir
Notizia pubblicata il 21 novembre 2009
Categoria notizia : Cultura
Flavio Biondo, nella sua Italia illustrata, scrive che Cesena, attorno alla metà del '400, è "governata dal signor Malatesta Novello, letteratissimo e massime ne le istorie", il quale produce un rinnovamento complessivo della città e "vi edifica uno spedale bellissimo". L'ospedale è quello del Crocifisso, e porta all'unificazione di gran parte delle piccole strutture ospedaliere preesistenti in un nuovo grande edificio che si colloca alle spalle della Cattedrale, nella centralissima contrada della Croce di Marmo.
Secondo la tradizione, il signore di Cesena avrebbe così esaudito un voto per aver avuto salva la vita nella battaglia di Montolmo, il 19 agosto 1444. La medaglia del Pisanello , coniata in quell'anno, mostra non a caso nel tergo l'immagine di un cavaliere in armi inginocchiato di fronte al crocifisso. In effetti, rispondendo ai desiderata di Malatesta Novello e dell'intera comunità cesenate, una bolla papale del 1451 da l'avvio al processo di costruzione del nuovo ospedale del Crocifisso, per il quale il signore mette fin da subito a disposizione un lauto contributo di 1.000 scudi d'oro.
Alla conduzione dei lavori vengono chiamati i capomastri Beltramo Maffei da Lugano e Cristoforo Baldini da Ferrara. L'opera, modellata sull'esempio brunelleschiano del l'ospedale degli Innocenti a Firenze, appare grandiosa. In facciata si distende un porticato classico formato da una serie di archi a tutto sesto sostenuti da 15 colonne in pietra di Montecodruzzo. Secondo l'Andreini: "Si vedeva sotto de capitelli, il stemma della famiglia Malatesta, ed anche quello di monsignor Antonio Malatesta ", a testimonianza dell'unità di intenti dell'autorità civile e religiosa.
A pian terreno si collocano la navata della chiesa, l'antica cappella di San Luca e i servizi. Al piano 1º gli stanzoni dei dormitori, l'inf ermeria e il refettorio: un complesso aggregato e compatto, con una razionale disposizione a livello spaziale e funzionale e un fronte in linea con gli indirizzi più avanzati del primo rinascimento. Nel 1582, all'epoca del vescovo Edoardo Gualandi, l'ospedale è soggetto a un nuovo ampliamento e assume una più articolata organizzazione dei servizi.
Un 'babbo' e una 'mamma' sovrintendono all'opera di assistenza ai minori e agli anziani. Dieci ragazze da maritare accudiscono 14 bambine sotto i due anni e quindi ragazzini fra maschi e femmine. Per i 18 anziani infermi c'è la presenza di un infermiere e di 3 aiutanti. All'interno operano poi un cappellano, un procuratore, un fisico, un avvocato, un "barbiero e maestro dall'ossa" e un "ciruscio et spetiale". Il servizio dell'ospedale si estende inoltre a più di 100 lattanti ospitati presso famiglie della città e del contado. Nel corso del '700 l'attività di assistenza della congregazione che gestisce l'ospedale è sempre molto estesa, ma i costi rischiano di divenire insostenibili: nel 1740 il disavanzo è di 700 scudi, e non bastano più le donazioni dei testatori a cui sono destinate ben 340 messe l'anno.
Nel clima di euforia costruttiva che pervade Cesena nel periodo del papato di Pio VI, l'edificio viene completamente ristrutturato su progetto de ll'architetto milanese Agostino Azzolini. Fra il 1776 e il 1795 il nuovo palazzo della Congregazione (poi dell'Ospedale e Istituzioni Riunite) assume un volto di chiara impronta neoclassica, con l'elegante loggiato che ricalca il primitivo impianto malatestiano e la proporzionata sequenza delle finestre al primo piano su cui si alternano timpani triangolari e semicircolari di singolare armonia. Il tutto in un concerto di partiti decorativi in pietra bianca calcarea.