Don Pasquale e l’Angelo Azzurro. Al Comunale l’ultima opera della stagione
Notizia pubblicata il 10 giugno 2009
Categoria notizia : Spettacoli
ELEGANZA raffinata, ispirata vivacità, ricchezza orchestrale, introspezione psicologica. Il Teatro Comunale cala il sipario sulla stagione operistica 2008-2009 con uno dei titoli più amati di Gaetano Donizetti, Don Pasquale, in scena stasera alle 20.30 nel nuovo allestimento realizzato in collaborazione con la Scuola dell’Opera.
Il dramma buffo in tre atti, scritto nel 1842 dal grande compositore bergamasco su libretto di Giovanni Ruffini, vedrà sul podio il giovane Leonardo Vordoni, mentre la regia è affidata al baritono Alfonso Antoniozzi, al suo secondo impegno in questo ruolo.
Nel cast, tra gli altri, il basso Michele Pertusi, al debutto nel ruolo di Don Pasquale, e il tenore Francesco Meli in quello di Ernesto.
Figlio del classicismo viennese più che della tradizione operistica italiana (che proprio in quel periodo, specialmente a Parigi, si allontanava sempre più dall’egemonia di cui aveva goduto fino a quel momento), l’autore de L’Elisir d’amore fu stretto, nella sua pur luminosissima carriera, tra il genio di Rossini e quello di Bellini, con il quale condivise le fortune musicali in Italia e all’estero prima dell’avvento di Giuseppe Verdi.
La strumentazione eccelsa del Don Pasquale (si pensi, ad esempio, allo straordinario uso dei fiati, in particolare dei legni) sembra sottolineare la capacità donizettiana di accostare l’ironia alla malinconia, evidenziando l’impossibilità, da parte dell’anziano protagonista, di trovare il desiderato amore, vagheggiato nonostante la tarda età e nascosto dietro l’ipocrisia borghese dell’epoca, così efficacemente rappresentata.
Dietro la commedia, infatti, si cela la solitudine di un uomo che, con la scusa di voler impedire il matrimonio del nipote con una bella quanto povera fanciulla, sembra voler rincorrere inutilmente la giovinezza ormai perduta, rassegnandosi all’ineluttabilità degli eventi solo in virtù del gioco delle parti, che lo vedono trasformarsi da carnefice in vittima.
NON è difficile riscontrare nel capolavoro di Donizetti situazioni malinconicamente attuali, che vedono spesso protagonisti vecchi tanto ignari e inconsapevoli quanto inguaribilmente romantici. Don Pasquale, in fondo, non ricorda la patetica figura del professor Unrath de L’Angelo Azzurro, il leggendario film di Sternberg in cui il protagonista si innamora senza speranza della sensuale Marlene Dietrich?
Naturalmente, Donizetti non è un regista della Repubblica di Weimar, ma un musicista ottocentesco, seppur figlio del Settecento, alle prese con una commedia buffa, non con un dramma teso a appassionato come Lucia di Lammermoor o La Favorita. La grazia e il tempo devono addolcire il dolore, così come il buon senso e la morale comune devono prevalere. E così (quasi) tutti vissero felici e contenti...
Resta il fatto che le eccellenti qualità vocali e interpretative di Michele Pertusi, considerato uno dei migliori bassi nel mondo del belcanto, non mancheranno di evocare le inquietudini psicologiche del vecchio protagonista, antesignano, in fondo, di una lunga serie di epigoni assai meno comici, in musica come in letteratura, dallo struggente Prélude à l’après-midi d’un faune debussiano al Gustav von Aschenbach di Morte a Venezia di Thomas Mann.
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