Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

Bologna. 'Il mio Tex? Un vero duro'

Notizia pubblicata il 18 novembre 2008



Categoria notizia : Fatti Curiosi


TEX WILLER compie 60 anni e 22 Texoni. Nato il 30 settembre 1948 dal genio di Sergio Bonelli e di Aurelio Galleppini (in arte Galep), il ranger texano pronto a violare la legge purché la giustizia trionfi, è adesso protagonista del 22° degli albi speciali da cui è costellata la sua storia. «Ci ho lavorato per tre anni, ed è stato un impegno molto duro — spiega Lucio Filippucci — il 53enne disegnatore bolognese che firma ‘Seminoles’, su sceneggiatura di un grande come Gino D’Antonio, scomparso prima di aver potuto vedere l’opera finita.

«Questo è il mio primo Tex, e innanzitutto ho dovuto impossessarmi dello strumentario del Far West, imparare a disegnare con precisione i cavalli, le pistole. Poi, naturalmente, ho cercato di sposare le regole consacrate della serie con il mio stile».
OGGI alle 19 Filippucci ripercorrerà la propria impresa alla Cineteca (Sala Cervi), nell’ambito di una serie di incontri sul fumetto (nelle foto due sue tavole). «Io — racconta — vengo da esprienze lontane da Tex, sono più legato alla fantasy, alla fantascienza, a un segno più leggero. Dagli anni ’90 disegno stabilmente per Bonelli, l’editore di Tex, e quando mi è stato chiesto di abbandonare Martin Mystère per la nuova sfida ho accettato»

. E il risultato è stato talmente buono, anche tra i texani duri e puri, che dopo le 240 pagine dell’albo gigante Filippucci sta preparando un albo normale — 220 pagine — dal titolo provvisorio ‘Inferno bianco’, sceneggiatore Claudio Nizzi. «Martin Mystère non lo lascio», esclama il disegnatore che vive e lavora sull’Appennino, dalle parti di Loiano. «Ma continuerò anche ad approfondire le caratteristiche del mio Tex, che ho cercato di rendere più duro, più vissuto, come conviene per un uomo di 45 anni che cavalca non solo in mezzo a pellirosse di cui ha grande rispetto, ma anche in mezzo a traditori e burocrati corrotti, come nel maxi albo».

Un Tex alla Clint Eastwood, un giustiziere dagli occhi di ghiaccio? «Il paragone è forse eccessivo, ma è vero che se Tex, alle origini, richiama i film di John Ford, ho impresso alle tavole un ritmo più vicino al western degli anni ’70. Cercando, in più, di variare le inquadrature, cinematograficamente, e di non rinunciare al mio gusto per il dettaglio, nell’intento di far venir voglia al lettore di tornare indietro a una scena da cui è già passato».

L’INCONTRO sarà anche buono per ragionare della scarsa attenzione che il fumetto riceve in Italia. «E’ il suo linguaggio in sè — osserva Filippucci — che qui viene ritenuto di serie B. E’ positivo che da qualche anno Bologna organizzi un festival, ma è una manifestazione di élite, che punta su una nicchia di autori e di pubblico, non sulla produzione più popolare, che pure ha molti aspetti di qualità». c. su.

foto by http://www.flickr.com/photos/