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Porto gli avvocati sulla scena del Duse

Notizia pubblicata il 19 agosto 2009



Categoria notizia : Cultura


PER LA PRIMA nazionale, il 25 settembre dello scorso anno, il teatro la Fenice di Venezia si è riempito di una folla avvocati, uomini di legge con le loro famiglie e tanti spettatori conquistati dai risvolti ‘narrativi’ del processo penale, dal fascino, così cinematografico, che nasce dalla contrapposizione tra la difesa l’accusa.

Adesso E lo difendono pure, testo drammaturgico di Emanuele Montagna regista, direttore della scuola di Teatro Colli di Bologna, arriva nella nostra città. Due date, 12 e 13 ottobre al teatro Duse. Mentre il libro dallo stesso titolo, pubblicato da Giuffrè, è diventato il volume più venduto della collana di testi giuridici. Un successo che Montagna, qualche mese fa, non pensava certo di bissare a Bologna, disilluso dalla politica culturale della vecchia giunta, come aveva raccontato proprio in una intervista al nostro giornale in occasione della ‘prima’ veneziana.
Invece, Montagna, qualcosa è cambiato e vedremo finalmente il suo spettacolo qui...
«Sì, innanzitutto c’ è un motivo occasionale, i dieci anni dalla nascita della Fondazione Forense Bolognese, che, grazie al suo direttore, l’avvocato Sandro Callegaro, ha voluto portare lo spettacolo a Bologna, spinto dal successo della replica veneziana e del libro. Un interesse inaspettato, che mi ha convinto a riprendere le trame della storia dell’avvocato Paolo Mainardi, il protagonista, e a scrivere il seguito, e, forse, anche una terza parte».
Ma la presentazione dello spettacolo a Bologna ha forse anche motivi più istituzionali...
«Certo. Io, come molti altri operatori bolognesi, avverto un cambiamento che pare percorrere culturalmente la città. Mi sembra che il merito sia già da attribuire al nuovo assessore Nicoletta Mantovani, anche se è appena insediata... Ha dimostrato già un grande entusiasmo ed è quello che a Bologna è mancato sino ad oggi. Questa nuova atmosfera è, insieme all’invito della fondazione forense, il motivo del debutto del mio spettacolo in città. Con la speranza che sia il primo passo verso un alleggerimento di quella tensione creata dai poteri forti dello spettacolo e della cultura, che per anni si sono completamente impossessarti della città senza lasciare spazi di manovra ai ‘non allineati’... Bisogna che finalmente trovino spazio nuove proposte. Bisogna finirla con i contribtui elargiti a pioggia e non sempre finalizzati a serie attività di produzione».
Ma esiste un legame ‘tecnico’ tra la presenza del nuovo assessore e lo spettacolo al Duse?
«No, credo però si tratti della conferma di una atmosfera diversa che potrebbe iniziare a soffiare in città. E questo mi riempie il cuore di gioia. Noi avremo il patrocinio dell’assessorato ed è un bel segnale. Soprattutto sapere di poter contare sull’appoggio di un assessore che ha voglia di vedere gli spettacoli, di commentarli».
Torniamo allo spettacolo...
«Il libro è incentrato su un caso di pedofilia, quindi il delitto più aberrante tra i tanti. Il protagonista è l’avvocato Paolo Mainardi, che, in una città del nord est, accetta di difendere un pedofilo. Da allora inizia il suo calvario. Attaccato dai media, abbandonato dalla moglie e dai figli...».
Lo spettacolo, quindi, vivrà una nuova vita, inedita per il pubblico bolognese?
«Credo che il motivo del successo risieda nel fatto che tutti gli avvocati che lo hanno visto si sono ritrovati nella figura di Mainardi, un uomo di 48 interamente dedito alla professione, che per lui è una vera e propria vocazione, a discapito della sua vita privata, anche della famiglia. Questo genera intrighi che spesso sfociano nella commedia leggera. Così anche il tema, moto difficile, viene trattato con le forme della commedia. Con un finale surreale. Cercando di far pensare senza negare il divertimento».

foto by http://www.flickr.com/photos/iguanajo/