Gli Skiantos esistenzialisti che si affidano a Dio In uscita domani il nuovo disco di Freak & C.
Notizia pubblicata il 05 febbraio 2009
Categoria notizia : Musica
DIO È IL CONCETTO con cui misuriamo il nostro dolore, cantava John Lennon. Ed è proprio a questo slancio introspettivo del più santo dei Beatles che guardano gli Skiantos per afferrare il surrealismo dei nostri tempi e seppellirlo sotto una risata a denti stretti.
Dopo aver staccato la spina con Skonnessi (unplugged 1977-2006), infatti, Roberto “Freak” Antoni e Fabio “Dandy Bestia” Testoni tornano domani sul mercato con Dio ci deve delle spiegazioni, diciassettesimo capitolo discografico di una carriera iniziata ai tempi del vinile e portata avanti per trentadue anni con alterne fortune.
I retaggi Sixties di Tu tremi, l’insoddisfazione di Sensazione magica, il disagio esistenziale di Testa di pazzo («E’ strano che a comprendermi siano soltanto persone inverosimili, è strano che a sorprendermi siano soggetti del tutto inattendibili»), le riflessioni coprofile di Merda d’artista, maleodorante affresco dedicato a Piero Manzoni e alla sua opera più famosa, scavano infatti tra le consapevolezze di un italiamo un po’ meno ridens del passato, che la band emiliana intende raccontare pure “on stage” con quel Fogna Tour atteso pure all’Estragon sabato 14 e al Vidia di Cesena il 4 aprile.
«ANCHE SE IL PEZZO più coraggioso del disco è probabilmente Il razzista che c’è in me, perchè punta il dito contro una scomoda verità: «Siamo tutti un po’ razzisti», spiega la coppia. «La diffidenza verso il diverso è figlia della paura; e tutti in un modo o nell’altro ci portiamo dietro le nostre brave inquietudini. Insomma, il razzismo è una condizione ineluttabile nell’uomo».
Senza vergogna parla invece di un “drughé” che riesce a dopare perfino la madre. «In Italia si può scherzare di tutto ma non sulla droga, e in particolare sull’eroina attorno a cui c’è un allarme sociale altissimo; sembra quasi che ogni nucleo familiare abbia avuto almeno un suo componente morto di overdose. Gli inglesi sull’argomento ci girano film come Trainspotting, mentre da noi perfino Paz!, la storia di Andrea Pazienza, alla fine preferisce sostituire il buco con il ben meno destabilizzante spinello di marjuana». Il tutto però senza perdere il graffio hard-rock e la forza corrosiva di testi sempre in bilico su diversi livelli interpretativi.
«Michele Serra una volta ha detto che l’ironia in Italia è una cosa difficile e spesso porta sfortuna a chi la fa, ma ci sono realtà interessanti lo stesso. Basta pensare a gente come le Zampe di Elefante, la Farmacia Comunale, Edipo e i suoi Complessi, Lino e i Mistoterital, Persiana Jones e le Tapparelle Maledette, i Santarita Sakkascia». E naturalmente gli Elii. «Noi siamo rock’n’roll, anzi hard rock, mentre Elio e Le Storie Tese hanno una matrice zappiana». In autunno il disco uscirà in una nuova versione aggiornata con altri tre pezzi inediti più una cover di Tenco: Uno di questi giorni ti sposerò.
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