Esce il nuovo album della Mezzanotte
Notizia pubblicata il 17 aprile 2008
Categoria notizia : Eventi
QUALCHE volta é bello essere lunatici, mostrare anche un altro volto, non quello che tutti conoscono. «Per anni - confida Silvia Mezzanotte, interprete di classe della musica italiana - ho sofferto della sindrome della 'brava ragazza', e anche della 'maestrina'. Mostravo al pubblico solo il mio lato più 'confortevole', tenevo per me tutto il resto».
Silvia: «Ecco perchè mi sento lunaticOra (forse finalmente) l'ex voce dei Matia Bazar ha deciso di scoprire anche l'altra faccia della luna. E ha deciso di intitolare Lunatica il suo nuovo album, che esce proprio in questi giorni con etichetta Nar (distribuzione Edel) e sarà tenuto a battesimo domani alle 18 in un luogo insolito, Bensone, un po' cartoleria, un po' boutique e galleria d'arte, in corso Canalchiaro 138 a Modena. Il cd contiene 12 canzoni con firme di spicco, fra cui anche Goran Kuzminac e Grazia Verasani, l'autrice di Quo vadis baby?, ma soprattutto raggruppa molti ritratti di donne: a Silvia piace riconoscersi in molte di loro.
Silvia, ma lei si sente davvero lunatica?
«Sì, ma per me essere lunatica non significa essere instabile o incostante. Anzi... Essere lunatica per me significa non essere più legata ai giudizi: quelli che gli altri possono avere su di me, e prima di tutto quelli che io posso avere su me stessa. Io sono molto autocritica, e rigorosa verso quello che faccio».
Aveva paura a mostrarsi 'lunatica'?
«Forse sì, prima di adesso. Temevo di esporre questa parte di me che appare meno sul palcoscenico. Essere lunatica significa parlare anche di argomenti delicati, che a volte le canzoni non affrontano, e in questo disco ho deciso di farlo».
Per esempio?
«Parlo di una donna tradita, o della paura della morte. Parlo di una donna straniera che ha affrontato un lungo viaggio per conoscere la realtà terribile della strada. In Lunatica Beatrice parlo anche dell'amore di una donna per un'altra donna: occorre appunto abbandonare i giudizi, nella vita ci si innamora delle persone».
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l primo singolo, 'Non c'é contatto', si richiama a una sensualità molto fisica...
«Certo, anche questo credo faccia parte della natura femminile, sebbene se ne parli poco. Io credo di essere una donna di carattere, che vuole affrontare l'amore anche in maniera decisa, fisica. Ma sono anche la donna di Silvia che freddo, una canzone che Grazia Verasani ha modellato su di me: sul palco, ci sono lustrini, luci, sorrisi, e si avverte il calore della gente, ma poi, tante volte, in una stanza d'albergo o macinando chilometri, si avverte il freddo, ti senti sola in mezzo alla moltitudine».
In alcune canzoni, come 'Ma il buio' e la stessa 'Non c'é contatto', compare il suo nome fra gli autori. Un debutto da cantautrice?«No. In alcuni casi mi é piaciuto intervenire nel testo, proprio per sentirlo più vicino a me, ma non mi pongo in partenza il problema di scrivere. Se c'é l'ispirazione, lo faccio, ma non é il mio pensiero principale. Ci tengo più che altro a interpretare brani in cui io mi posso riconoscere come donna: e in questo caso ci ho messo anche le mie parole».
E poi nell'album ci sono quattro cover celeberrime, fra cui 'Non abbiam bisogno di parole' di Ron e 'Oggi un Dio non ho' di Raf
. Perchè le ha scelte?
«Perchè sono brani che mi accompagnano da vari anni, e mi danno la possibilità di entrare in temi fondamentali, come il rapporto con la fede.
La canzone di Raf parla del percorso della disperazione dei momenti peggiori, da cui si può uscire per ritrovare la luce. Il bisogno, l'esigenza di credere»
E il disco si chiude con 'La cura' di Battiato...
«La trovo straordinaria. L'ha scritta un uomo, ma sembra concepita da una donna, con le parole di una donna. E' una canzone che da anni propongo in concerto, ed é il mio modo per avvicinare le persone al mio mondo».Â
(foto di http://www.flickr.com/photos/sheldonpax)
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