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Quei settanta ettari possono illuminare una città

Notizia pubblicata il 20 giugno 2009



Categoria notizia : Fatti Curiosi


C’E’ STATA la stagione dei grandi impianti, alimentati a olio combustibile poi a metano, realizzati da Enel a Porto Corsini e da Enipower in via Baiona. La vocazione energetica della città dei mosaici segue ora una rotta diversa, quella delle centrali di taglia mediopiccola e alimentate da fonti rinnovabili.

E da oggi imbocca una strada ancora più innovativa che la porterà a diventare una delle capitali del solare italiano. Per iniziativa della ‘Tozzi renewable energy, gruppo Pozzi, un’area agricola di oltre settanta ettari a nord di ravenna, tra Mezzano e Sant’Alberto, potrebbe accogliere una centrale fotovoltaica di grande taglia: l’impianto è integrato da un allevamento ovino intensivo.

La potenza elettrica del grande parco solare è pari a 25 megawatt, solo tre meno della centrale a biomasse ipotizzata da Paer a Torri di Mezzano e ‘incagliata’ nelle procedure di valutazione di impatto ambientale per questioni di incompatibilità urbanistica. Ingente l’investimento: acquisto e posa dei pannelli fotovoltaici, allestimento dell’elettrodotto interrato e ristrutturazione di alcuni edifici rurali già presenti nell’area comporterà una spesa vicina agli 80 milioni di euro.

Durante la fase di cantiere, l’azienda del gruppo Tozzi impegnerà una cinquantina di addetti. A regime la centrale richiederà la presenza di una decina di tecnici qualificati e di personale impegnato a custodire il ‘gregge’. Il parco di Sant’Alberto permetterà di produrre 30 milioni di kilowatt all’anno, pari al consumo di una città grande quanto Cervia. I pannelli non avranno basi di cemento: i loro telai in alluminio poggeranno su pali d’acciaio infissi nel terreno per ridurre l’impatto e non ostacolare il pascolo.

LA PRODUZIONE di energia, che sarà venduta al gestore e immessa nella rette nazionale, è certo la parte prevalente dell’intervento ma non l’unica. Sui 71 ettari del parco, la società ‘Ter’ prevede di sviluppare un allevamento ovino con 1000-1400 capi in grado di dare circa 180mila litri di latte; il prodotto verrà trasformato all’interno del caseificio realizzato in uno degli edifici presenti nell’area: si parla di latticini di pregio, classificati nell’alta gamma di qualità biologica. Dal punto di vista agronomico, dopo venti anni di utilizzo del terreno come ‘prato pascolo’, si otterrà una completa bonifica da pesticidi e fitofarmaci. L’area verrà utilizzata da ‘Ter’ dopo la firma del contratto di locazione con i diversi proprietari.

Da aggiungere che la società si impegna a versare una quota dell’1,50 per cento del fatturato annuo al Comune di Ravenna sotto forma di misura compensativa ambientale. A conti fatti, il parco fotovoltaico garantirà a Palazzo Merlato un’entrata annua di 200mila euro l’anno di ‘royalities’.

IL ‘SI’ politico al progetto, da parte della giunta Matteucci, c’è già. E’ occorso meno di un mese per esaminare gli elaborati, confontarli con gli strumenti urbanistici, impostare una modifica del regolamento edilizio e valutare favorevolmente la compatibilità dell’intervento. Ora si apre chiaramente l’iter tecnico. «Io lavoro perché Ravenna sia capitale dell’energia rinnovabile. Il 27 maggio — rivela il sindaco Matteucci — il Gruppo Tozzi mi ha presentato il progetto di parco di energia solare. Sarà il secondo in Italia. Oggi dico: si può fare. Allo stesso modo — aggiunge — ho ragionato sulla centrale a biomasse. Allora il presidente di Confindustria mi ha accusato di essere succube dei comitati del no. Nel frattempo io ho autorizzato un grande impianto di biodiesel. Oggi vedo che la critica è un’altra: la lentezza degli uffici pubblici. Replico con i fatti: 22 giorni per dire che un buon impianto si può fare. Sono molti? La sera di martedì prossimo sarò a San Romualdo all’assemblea dei cittadini: io ci metto la faccia, quando dico no e quando dico sì. All’assemblea dell’Associazione degli Industriali illustrerò il disegno coerente della mia Amministrazione sul tema dell’energia. A Ravenna — assicura Matteucci — non c’è un clima ostile verso le imprese. E’ vero però che io sono ostile ai progetti che ritengo sbagliati. E me ne assumo la responsabilità. Mentre cerco di aiutare i progetti utili alle imprese e alla comunità». Il progetto di Tre dovrà comunque essere sottoposto a valutazione di impatto ambientale provinciale e, forse, regionale. Se non dovesse incontrare ostacoli, potrebbe essere autorizzato entro fine anno.

photo by http://www.flickr.com/photos/52585107@N00