L’arte 'mai vista': sette volti del MAMbo
Notizia pubblicata il 26 novembre 2008
Categoria notizia : Cultura
SETTE GIOVEDI’ per non vedenti a MAMbo. Sette incontri con artisti e scrittori che renderanno percepibili anche senza la vista gli spazi del museo, la loro storia, le raccolte che vi sono ospitate. Nell’arte contemporanea, è stato detto ieri alla presentazione ufficiale, con una punta di audacia, la componente visiva ha via via acquisito un peso minore rispetto ad altri elementi, come la teatralizzazione, l’uso della musica, la concretezza materica, la tattilità.
Sicché di fronte a un’opera ciechi e vedenti sono chiamati spesso a condividere forme di contatto molto simili, se non del tutto comuni. Ecco la base teorica su cui si fonda Collezioni mai viste. Sette autori per scoprire le facce in ombra delle collezioni del MAMbo, il progetto allestito dalla associazione 0GK, con Uliana Zanetti, responsabile dell’ufficio mostre del museo, e con il sostegno della banca Unicredit. «La nostra sede — ha spiegato Michele Borra, presidente dell’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza — ospita già Anteros, il museo tattile della pittura antica e moderna. Con questa rassegna non pensiamo di occuparci di un mondo senza luce e senza vista, ma ci auguriamo di realizzare un confronto effettivo tra vedenti e non vedenti». Un obiettivo tanto attraente quanto arduo.
L’ESPERIMENTO che non risulta avere eguali in Italia — almeno in questa forma strutturata e legata all’intento di MAMbo di connettersi non solo con le istituzioni cittadine ma anche con le associazioni e le realtà diverse del territorio — si apre domani alle 18,30 (ovviamente l’ingresso è gratuito) con lo scrittore Paolo Nori che promette di muoversi tra Cage, Malevic e Lotman e di parlare dell’aria ‘che è una cosa strana’. Il 4 dicembre (18,30) Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini partiranno dal loro video ‘La città negata’, presente in modo stabile al museo, per un dialogo tra vedenti e non vedenti. Giovedì 11 (sempre alle 18,30) lo scrittore Ugo Cornia viaggerà tra le emozioni suscitate dall’opera d’arte.
LA MUSICA è invece in primo piano la sera del 18 dicembre, quando il compositore Salvatore Sciarrino (direttore artistico del Teatro Comunale tra il 1978 e l’80) e il Lost Cloud Quartet riempiranno gli spazi museali con la cascata di suoni prodotta da 104 sassofoni. Il bolognese ventitreenne Carlo Cialdo Capelli mettera poi a disposizione dei presenti il suo lavoro con le tecnologie elettroniche (23 dicembre, ore 18,30), mentre il giovedì successivo, alla stessa ora, Giacomo Verde, ispirandosi all’originaria destinazione del Forno del Pane, spiegherà le collezioni di MAMbo proprio riferendosi alle diverse forme di quell’alimento. Il 15 gennaio (ore 18,30) la serie si chiude con un gran duo: da una parte Stefano Bartezzaghi, specialista dei giochi con le parole e discendente da una celeberrima famiglia di enigmisti, dall’altra la produzione artistica di Alighiero Boetti, uno dei più personali protagonisti dell’arte povera, scomparso nel 1994.
Adesso c’è da sperare che agli incontri intervenga anche chi ha occhi buonissimi. E’, in fin dei conti, la scommessa. Se vedenti e non vedenti si mescoleranno tra il pubblico, il dialogo famoso evocato dal presidente del Cavazza avrà avuto davvero luogo.c. su.
foto by http://www.flickr.com/photos/rossellaiannone