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Ai recenti Mondiali di Berlino in gara nell’eptathlon una scandinava con radici a Saludecio

Notizia pubblicata il 07 settembre 2009



Categoria notizia : Sport


HA DESTATO quanto meno curiosità, ai campionati del mondo di atletica leggera di Berlino, quell’atleta svedese impegnata nell’eptathlon, la disciplina che in due giorni condensa 7 diverse specialità. Quello che colpiva, nella scandinava, era il cognome. Niente Svensson, Larsson, Gustafson o similari, bensì un romagnolissimo Casadei

La Casadei, quella svedese con Rimini nel dna

E in effetti Nadja — questo è il nome di battesimo — è figlia di Giovanni Casadei, un 62enne nativo di Saludecio, paesino della provincia di Rimini, che oggi gestisce un ristorante a Karlskrona, città che si affaccia sul mar Baltico nella baia di Hano, 550 km a sud di Stoccolma.
A PRIMA VISTA si potrebbe pensare a un classico amore sbocciato negli anni Settanta in riva all’Adriatico fra una turista e un ‘gallo’ indigeno, ma non è così. «Era il ‘62, avevo solo quindici anni quando sono salito in Svezia presso una famiglia, mentre in estate tornavo a Rimini per ‘fare la stagione’ all’hotel Crown, a Viserba — racconta il signor Casadei, che parla ancora un fluente italiano —. Ed è in Svezia che ho conosciuto mia moglie, Lena Kullbeg, già primatista svedese di salto in lungo con 6.33».
E’ LA MADRE, dunque, a trasmettere la passione per l’atletica a Nadja, anche se agli inizi la specialità abbracciata è un’altra. «Il suo allenatore l’aveva convinta a praticare salto con l’asta, dove vantava un personale di 3.75 — prosegue Giovanni —. Poi è passata alle prove multiple». Ai mondiali di Berlino, però, le cose non sono andate troppo bene per la 26enne Nadja, 22esima con un bottino di 5.598 punti in una disciplina dove, non dimentichiamolo, la Svezia dominava grazie a Carolina Kluft. «I giornali e le tv locali l’avevano caricata troppo, c’era questa richiesta spasmodica dei 6.000 punti per poter andare alle Olimpiadi del 2012 e tutta questa pressione ha finito per nuocerle. Peccato, perché Nadja aveva le potenzialità per fare molto meglio: negli 800 può correre in 2’07’’, mentre nell’alto vale 1.78 e nel lungo 6.21. Per quel che riguarda i lanci la forza c’è, però manca un po’ la tecnica», osserva Casadei, che per motivi di lavoro si è dovuto accontentare di seguire le fatiche della figlia sul piccolo schermo.
NADJA, POI, non è l’unica Casadei svedese a frequentare le piste e pedane dell’atletica. «E’ brava anche sua sorella Gabriela, una promessa del lungo con i suoi 5 metri e 85. Peccato che un infortunio alla schiena l’abbia bloccata», fa sapere il babbo, che ha messo al mondo ben 7 figli, 6 femmine e un solo maschio. Ma nella natìa Saludecio torna mai? «Una volta all’anno, in Italia ho ancora una sorella a Riccione e due fratelli, uno a Bologna e uno a Sant’Andrea in Casale, sempre nel riccionese»