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Al Meeting una raffica di mostre Da Guareschi all'ambientalismo. Ma il filo conduttore restano la 'persona' e la 'verità '

Notizia pubblicata il 25 agosto 2008



Categoria notizia : Cultura


«DICIAMOLA tutta: va tanto di moda andar per mostre, ma in Italia abbiamo un buco nero nelle mostre. Io mi domando: cosa ci resta quando usciamo, magari dopo aver visto un quadro di Van Gogh? Ecco, noi al Meeting abbiamo una preoccupazione culturale e didattica diversa: abbiamo la speranza, quasi la pretesa, che il visitatore esca cambiato».

Alessandra Vitez é la responsabile delle mostre delle kermesse ciellina. Ne hanno fatte più di 400 dal 1980 a oggi; vengono visitate, in sette giorni, da decine di migliaia di persone. Ieri, al debutto, c'era la fila ovunque. Alessandra ha 37 anni e tre figli e da ragazza voleva fare il ‘topo di laboratorio'.

«Mi sono laureata in chimica farmaceutica, poi ho iniziato questa esperienza al Meeting e mi sono rimessa a studiare. L'arte. Giro tutto l'anno per vedere, imparare, apprendere, importare, magari scartare». Quest'anno ‘O protagonisti o nessuno' presenta dodici mostre. Undici sono in Fiera e la dodicesima, Exempla, aperta da mesi, é a Castel Sismondo. Si parla di tutto e di tutti. Leopardi e Guareschi, l'inquinamento del pianeta e la primavera di Praga 1968, la qualità  della vita e Solzenicyn (l'autore di Arcipelago Gulag). Ci si aiuta con pannelli, foto, immagini, video, documenti.

All'interno della stand della mostra su Solzenicyn (intitolata ‘Vivere senza menzogna') primeggiano due torri di controllo, identiche a quelle dei gulag. Al Meeting si discute anche di carcere e di carcerati. Si parte da una frase di Sant'Agostino: ‘Amate gli uomini, condannate gli errori'. Dei carcerati di Padova saranno al lavoro alla mostra e la sera verranno portati a dormire nel penitenziario di Rimini. «In un video _ spiega Vitez_ abbiamo chiesto a un carcerato cos'é la libertà .

Ha risposto che la libertà  deve essere dentro di noi. Visitando un carcere si può incontrare una libertà  che non c'é altrove. Viviamo in una società  giustizialista, dove partiamo da un giusto presupposto: chi sbaglia deve pagare. Ma chi sbaglia deve anche essere aiutato a redimersi. Dobbiamo prestare attenzione alla persona. Non dimentichiamolo mai». Alessandra non sceglie le mostre: quel compito spetta ai ‘capi' di Cl. «Io devo garantire la linea culturale del meeting. Prendiamo Guareschi: certo, dobbiamo parlare di Peppone e don Camillo, ma la prima preoccupazione é far capire, attraverso questi personaggi, che razza di protagonista era Guareschi, un uomo che nella sua vita non ha mai rinunciato alla verità Â».

C'àˆ UNA MOSTRA sull'ambiente che farà  discutere. Si intitola: ‘Atmosphera. Realtà  e miti dei cambiamenti climatici': «I nostri scienziati —_ dice Vitez— _ hanno un po' perso la bussola. Ci si fa prendere dal catastrofismo, sembra che stiamo distruggendo il pianeta. Ecco, questa mostra non é per il catastrofismo. In un frigorifero hanno portato le «carote di ghaccio», prese in Antatide fra il 1999 e il 2004 che raccontano 800mila anni di storia della Terra; sono come un archivio della storia del clima. «Partiamo dal rigore scientifico _ dice Vitez _ e dalla constatazione che c'é un mistero evidente che determina le cose». Come dire: l'uomo non fa tutto. Non ha costruito e neppure distruggerà  il pianeta