'La Fondazione ha un ruolo politico' Dolcini parla di cultura e sviluppo ma rivendica pure gli investimenti
Notizia pubblicata il 14 maggio 2008
Categoria notizia : Cultura
HA RIVENDICATO il ruolo politico della Fondazione con tanta forza che, alla fine del suo resoconto sul 'bilancio di missione 2007', ha sentito forse il bisogno di tirare un po' il freno. «Operiamo comunque sempre di concerto con le amministrazioni pubbliche, di qualunque colore esse siano» ha puntualizzato il presidente Piergiuseppe Dolcini.
Diplomazia a parte, i numeri gli danno ragione. La Fondazione Cassa dei Risparmi ha ormai una funzione trainante per la realtà locale forlivese con quei dieci milioni e passa di euro erogati lo scorso anno. Equamente divisi un terzo agli enti pubblici, e un terzo in interventi propri della Fondazione, un terzo ai privati (associazioni, enti, consorzi) compreso il 4% agli enti ecclesiastici. «Ma le nostre non sono semplici elargizioni - chiarisce Dolcini - Abbiamo un'idea precisa di sviluppo della città fondata sulla cultura e sull'innovazione, perchè per Forlì é giunta l'ora di pensare in grande». E anche la Fondazione pensa in grande: «Stiamo diventando sempre più un'azienda che però non guarda al profitto ma al beneficio sociale». Un ruolo politico dunque che non ha nulla a che fare con la politica di partito ma che svolge una funzione centrale per la comunità .
IN TANTI bussano alla cassa della Fondazione. Ma i criteri per i contributi, assicura il direttore Antonio Branca, si fanno sempre più selettivi. Restano sì i mille euro alla parrocchia, i ventimila al comune di montagna (e oltre un milione complessivamente al Comune di Forlì!), ma aumentano sempre più i grossi progetti e soprattutto gli impegni pluriennali, segno di attenzione sempre più alta alla qualità . «La Fondazione si concentra sui progetti importanti - taglia corto Branca - senza dimenticare le esigenze dei 'piccoli'».
QUEL TERZO di 'spesa' in interventi diretti della Fondazione marca una capacità ancor più forte di incidere direttamente nel tessuto socio-economico locale. «Da vent'anni si parla di un collegamento tra le nostre imprese e il territorio - afferma Dolcini - Le nostre aziende, in grande maggioranza piccole, sono affamate di tecnologia e innovazione. Noi siamo chiamati a dare risposte precise a queste domande. Ecco la ragione del nostro impegno nel progetto della società di trasferimento tecnologico».
E' COMUNQUE un colosso finanziario la Fondazione, 'ingrassata' fino a 413 milioni di euro di patrimonio dopo i vari passaggi delle dismissioni di quote di proprietà della Cassa dei Risparmi (conserva comunque il 20% del pacchetto azionario). E' la 23° fondazione a livello nazionale, la prima in Romagna. E vuole andare avanti perchè ne ha i mezzi. «Come beneficio pro capite per abitante siamo tra i primi in Italia» evidenzia il presidente. Una tale ricchezza viene impiegata in 'partecipazioni strategiche' (Dolcini dixit) a partire da Hera per finire al Fondo 2i, uno strumento che opera nel campo delle infrastrutture e vede la presenza delle maggiori fondazioni e banche italiane. In questo settore due sono le novità rilevanti: la costituzione della società di investimenti 'Polaris' e lo sviluppo di 'Civitas' che ha in carico un'operazione innovativa al Palazzo Talenti-Tramonti di piazza Saffi, dove dovrebbe nascere presto una sorta di centro commerciale e culturale di alta qualità . «E' la nostra proposta di apertura ai giovani e alla modernità - spiega Dolcini - con la presenza di attività come boutique, enogastronomia e spazi culturali e teatrali».
PER L'IMMEDIATO futuro la Fondazione pigia ancora sull'acceleratore. «Abbiamo la potenzialità per passare in breve da 10 a 12 milioni di erogazioni all'anno» dice Dolcini. E rilancia la sfida col San Domenico, il 'pupillo' della Fondazione: « La mostra delle sculture del Canova in programma nel 2009 sarà il momento determinante per capire se Forlì diventerà davvero città di riferimento per il turismo culturale». Sarà infatti una mostra europea (partner l'Hermitage di San Pietroburgo e i Musei Vaticani) e su scala romagnola (mostre collaterali a Rimini, Cesena e Faenza).
MA IL SAN DOMENICO chiama anche piazza Guido da Montefeltro. Il ridisegno dell'area é affidato alla società di progettazione Sinloc che a fine mese consegnerà al Comune lo studio per il project financing. In buona sostanza si tratta di trovare gli incentivi necessari a far sì che un privato si accolli l'onere di costruire un parcheggio sotterraneo, ben sapendo che la mera gestione non può ripagare completamente l'operazione. La palla ora passa al Comune che ha l'unica possibilità di studiare una qualche 'contropartita' urbanistica. E perchè i tempi non diventino biblici bisogna decidere in fretta. «Il progetto identifica il San Domenico come 'porta d'ingresso della città ' - chiarisce Dolcini - e c'é quindi la necessità di ritocchi urbanistici a piazza Guido da Montefeltro. La porta della città deve essere più bella. Come coinvolgere privati nel riassetto del parcheggio? Tocca al Comune».
(foto di http://www.flickr.com/photos/strocchi)