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Mostra di Rouault alla Raccolta Lercaro

Notizia pubblicata il 24 gennaio 2010



Categoria notizia : Turismo


«Non ci può essere bellezza se non attraverso gli abissi di una notte che infine conduce alla redenzione ». Andrea Dall'Asta, direttore della Raccolta Lercaro – illustra a un folto pubblico il senso dell'arte di Georges Rouault, il francese che da «cattolico osservante» ha messo al centro della propria ricerca l'esplorazione del mistero, la testimonianza di vita e la vocazione alla fede religiosa. A cavallo di un secolo, il Novecento, che «è considerato del tutto lontano dalle figure sacre» come spiega S.E. Mons.

Gianfranco Ravasi - Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - alla presenza di S.E. il Cardinale Carlo Caffarra - Rouault (1871-1958) compie un lavoro originale dando voce alla fede cristiana, considerando l'arte una pura vocazione.

Quarta mostra della Galleria della Raccolta Lercaro , “La notte della redenzione” che - come ha sottolineato il card. Caffarra, mostra «la grandezza di Rouault n el l ’aver avvicinato la miseria dell’uomo a Cristo, perchè in essa non regni la desolazione» - espone un centinaio di opere grafiche dell'immensa produzione del precursore dell'Espressionismo francese: quasi certamente la più completa retrospettiva di questi lavori dell'artista mai fatta in Italia con il sostegno della Fondazione Marilena Ferrari- Fmr. Le opere sono suddivise in cinque sezioni che ben illustrano i temi che hanno ispirato e afflitto Rouault.

Dalle rappresentazioni del Cristo in croce, fra i suoi temi e soggetti prediletti, alle riflessioni sulla bellezza «che risiede non nei palazzi del potere, ma nelle periferie degradate, nei bassifondi della storia dove si incontrano clown, prostitute, vagabondi, poveri: solo lì si mostra un Dio che si abbassa ai rifiutati dalla storia», aggiunge Dall'Asta che della mostra è anche il curatore. In Rouault, prosegue nella sua introduzione Ravasi, «vi è il tentativo costante di unire e incrociare la miseria e il Cristo » in una incessante sete di ricerca del cristianesimo. Nelle sue opere, dove il nero è il colore predominante, «tutto è umiliante, tutto fa parte del peso carnale della nostra storia».

Questa mostra, che resterà aperta fino al 27 giugno, «deve esortare i cercatori di Dio a incontrare la via giusta e la via della bellezza in un momento di grande confusione»,ha detto nel suo intervento mons. Ernesto Vecchi, presidente della Fondazione. Come ha scritto Herman Hesse: “Arte significa mostrare Dio in tutte le cose in tutte le cose”.