Bologna. Il successo val bene una 'Disputa' Ultimi giorni per 'Amico Aspertini'
Notizia pubblicata il 17 gennaio 2009
Categoria notizia : Eventi
L’ULTIMO protagonista dell’anno appena trascorso sta per lasciarci. Definitivamente. Amico Aspertini, una della mostre più visitate e amate a Bologna e non solo, che attraverso il lungo percorso scientifico dei suoi due curatori, Andrea Emiliani e Daniela Scaglietti Kelescian, è arrivato anche a svelare gli aspetti meno noti del Cinquecento bolognese.
L’incontro con Aspertini, è stato quasi come quello con un “concittadino” ritrovato, con un artista di grande forza espressiva che nella sua “casa”, la Pinacoteca Nazionale, ha ricevuto finora la visita di più di ventimila persone. Ma la mostra non è ancora finita, chiuderà infatti i battenti il 26 gennaio (e sabato 24 sarà aperta fino a tarda ora in occasione della notte bianca di Arte Fiera).
«E’ stato un continuo flusso di gente — racconta Daniela Scaglietti Kelescian — abbiamo avuto domeniche da più di seicento persone, con una media di quattrocento visitatori al giorno.
Un passaparola, oltre alle scuole e ai gruppi, considerati i visitatori istituzionali, quello che più ci ha colpito sono stati i singoli, le famiglie che avevano saputo della mostra da amici e conoscenti».
I numeri rispettano le vostre aspettative?
«Ci speravamo, ovvio, ma non fino a questo punto, un successo inaspettato quello tra i non bolognesi. La scoperta che nel Cinquecento, nel nostro territorio c’è stato un protagonista-antagonista di grande livello e potenza espressiva, in dialogo con altri grandi artisti come Costa, Francia, Lippi, Parmigianino, è piaciuta molto».
Si parla spesso di economia della cultura, il rapporto tra uscite ed entrate è stato soddisfacente?
«Considerando che i numeri sono ancora tutti da chiudere, e che l’ultima settimana di mostra è quella con più affluenza, direi che possiamo ritenerci soddisfatti».
La mostra ha attirato l’interesse di altre istituzioni per altre sedi?
«Mi piacerebbe vederla in Germania, magari a Berlino, Francoforte o Norimberga, per i legami con la pittura nordica che aveva Aspertini, per metterlo a confronto con altri artisti».
Come succede molto spesso in occasione di mostre antologiche, capita di valutare e fare attribuzioni. Nel caso di Aspertini quali sono state?
«Per esempio il quadro delle Collezioni Comunali d’Arte, parlo del ritratto di Magistrato che è sicuramente attribuibile al nostro artista».
Sulla “Disputa” sono invece, stati sollevati dei dubbi.
«Il confronto scientifico è ancora tutto aperto e poco sviscerato».
Quali sono i suoi prossimi progetti?
«Ho sempre desiderato fare una mostra iconografica sulla figura di Santa Cecilia, per capirci, come quella appena dedicata a Maria Maddalena a Palazzo Pitti, o come quella fatta da Mauro Lucco su Sant’Agata a Lucca. Sviscerare soprattutto i rapporti tra la santa e la musica, e farlo con la collaborazione del dipartimento di musica dell’Università, soprattutto con il docente di etnomusicologia Nico Staiti, con il Conservatorio e il Museo della Musica».
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