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Un Capitale di risate, Il nuovo spettacolo di Ovadia

Notizia pubblicata il 23 ottobre 2007



Categoria notizia : Spettacoli


C'ERA ANCHE LUI sabato alla manifestazione della sinistra sul welfare nonostante faccia parte della costituente del Partito Democratico.

Ma in tutto ciò Moni Ovadia non trova contraddizione alcuna.

"Anche Veltroni ha detto che é stata una manifestazione sana.

D'altronde se in una coalizione di governo chi rappresenta gli interessi dei lavoratori non spinge su queste cose, che cosa ci sta a fare?"

I valori, la cultura che anche dal palco intende propagare sono del resto quelli dei padri della rivoluzione francese: liberté, egalité e fraternité.

La forma che ha scelto stavolta (debutto stasera alle 21 al Teatro Duse di Bologna con repliche fino a domenica quando lo spettacolo

"La bella utopia. Lavoratori di tutto il mondo ridete" andrà  in scena alle 15.30) é quella di un melting pot di racconti, momenti lirici, tragici e umoristici infarcito di musica e canzoni che vuole zoomare sulla schizofrenia del comunismo, da un lato forma tirannica degenerata in incubo per milioni di persone, dall'altro ideale in cui però hanno creduto in tanti e che ha annoverato tra i suoi corifei anche gente come Gramsci, Terracini, Amendola, Berlinguer, Napolitano e la Jotti "che certo - sostiene Ovadia - non evocano spettri ambigui ma solo battaglie di civiltà  e di giustizia".

Ma lei che cosa c'entra con Marx, Engels e Lenin visto che ha accostato la sua faccia alla loro nientemeno che sulla locandina dello spettacolo?

"E' stata una sorta di gioco alla Groucho Marx. Del resto io penso che il futuro del comunismo dovrà  per forza coniugare i due Marx: Groucho e Karl".

Oggi però per la classe operaia sembra ci sia davvero poco di cui ridere. Non sembra nemmeno possa più andare in paradiso...

"In effetti viene dall'epoca in cui ha retto il peso dello sviluppo del Paese ma in cambio non ha ricevuto niente. A pagare sono sempre i poveri, non conosco alcun imprenditore che sia finito in miseria anche dopo un fallimento".

I sindacati da questo punto di vista fanno il loro dovere?

"Molti di loro, immagino in buona fede, pensano che più di così non si possa fare. Invece, per esempio, tassare le rendite non mi pare una bestemmia. Anzi, ancor meglio sarebbe imporre una piccola imposta sui movimenti puramente speculativi.

La cosiddetta Tobin Tax libera enormi risorse non colpendo chi investe sul lavoro ma chi guadagna soldi dai soldi. Meraviglia che se queste cose le dicono un cardinale o il papa vadano bene a tutti, se invece lo fa la sinistra radicale si sollevi un polverone terribile. L'accordo sul welfare é stato fatto da uomini e quindi, per definizione, é emendabile".

E' questa la bella utopia cui si riferisce nello spettacolo?
"L'utopia cui penso é quella bonaria, amica degli uomini, possibile. Per esempio l'uguaglianza delle donne al tempo delle suffragette sembrava un'utopia. Oggi molto é stato fatto. Penso a Mandela e al suo processo di giustizia che senza essere punitivo ha raggiunto lo scopo".

Quali valori del comunismo devono sopravvivere?
"Bisogna tornare al Marx migliore, allo scienziato sociale che era un vero genio. Basta leggere i suoi manifesti filosofici del '44 per trovare argomentazioni sulla globalizzazione e la mondializzazione che sembrano scritti oggi. Il comunismo prometteva uguaglianza poi é diventato sfruttamento e dittatura sul proletariato. Io sono per il ritorno all'uguaglianza non all'egalitarismo, cioè alla pari dignità  individuale e sociale, alla parità  d'accesso all'eccellenza sanitaria, alla giustizia, ai massimi livelli della conoscenza. Oggi invece il comandamento é: produci, consuma, taci e muori.

Ma la vita é altro, é spiritualità , é riflessione su se stessi nel senso inteso dalle punte più avanzate della Chiesa".

In Russia si stava meglio quando si stava peggio?

"In un certo senso. Putin é un colonnello del Kgb e governa coi metodi che conosce ed é l'erede di un Eltsin che ha svenduto il paese ai plutocrati. Gary Shteyngart dice nel suo ultimo libro "Absurdistan": "Credevo che con la fine del regime l'Urss sarebbe diventata come gli Usa. Invece mi sbagliavo: ormai sono gli Stati Uniti come la vecchia Urss".

foto by e-mago