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Jennifer Chicheportiche, ballerina Momix

Notizia pubblicata il 29 marzo 2010



Categoria notizia : Spettacoli


Un grande, fantasmagorico e insieme elegante gioco dentro la natura, con la natura che è duori e dentro il nostro corpo. O almeno, dentro il corpo di questi dieci duttili, flessuosi, aitanti e proteiformi protagonisti di Bothanica, lo spettacolo dei Momix, leggendaria formazione di balletto contemporaneo fondata da Moses Pendleton, in scena alle Muse di Ancona da domani a giovedì.

Il gioco è quello che riesce meglio ai ballerini di Pendleton: una sorta di dinamica metamorfosi del corpo umano, con i suoi limiti e le sue proporzioni, in una flessuosa liana, adattabile a ogni postura, ai gesti più articolati della natura: rami piegati dal vento, erba portata dall'acqua, pietra scavata nel tempo dalla sabbia, dune spostate dalle brezze, tronchi addomesticati dalla ricerca della luce del sole. È per questo che dai Momix ci si sarebbe potuti aspettare da un pezzo uno spettacolo come questo che è stato ispirato a Moses dalla natura.
Lo studio/casa, in cui pensa le sue coreografie, le progetta e adatta con i suoi ballerini e collaboratori, è immerso nel verde, nel grande selvaggio giardino del Connecticut in cui ha eletto la sua residenza. E allora, come poteva non lasciarsi prendere per mano dalla seduzione visiva della natura in cui vive? Per regalarcela metamorfosata in corpi umani – l'opposto delle metamorfosi mitologiche – che simulando la vita botanica, le trasformazioni delle stagioni, i risvegli e i tramonti, i letarghi e i risvegli ci danno l'illusione che ci sia ancora continuità, affinità, dialogo tra l'umanità e la natura. Vuoi vedere che è ancora possibile? Ce lo dimostra anche Jennifer Chicheportiche, ballerina ventisettenne di Bordeaux, che è stato ammessa nell'empireo dei Momix dopo una breve ma intensa carriera iniziata a diciannove anni al Jeune Ballet International de Rosella Hightower di Cannes, attraverso l'esperienza del Balletto Teatro di Torino (dove ha imparato uno splendido italiano), fino al fortunato provino di New York. “Non credevo che ce l'avrei fatta. Per me era un sogno e soprattutto era incredibile che un corpo potesse adattarsi a muoversi in quella maniera. Eppure, in questa squadra, sotto la guida di Moses, con l'appoggio dei tuoi compagni, non è poi così difficile trasformare la tua perizia di ballerina classica in una proteiforme capacità di muoverti in gesti apparentemente proibiti al corpo umano. Ma il segreto c'è: piccoli espedienti invisibili che ci permettono di giocare col corpo e di creare effetti speciali incredibili”.
La sua performance da solista in Bothanica è davvero una danza “panica” alla natura, simulando la pioggia, che cade argentina e che scroscia. “Questa danza, sulle note di un mantra, finisce per essere una sorta di incantamento: per il pubblico, perché lo è anche per me”. Estasi e coinvolgimento totale, diventando pioggia: così come poi le dieci creature in scena si fanno animali, e ancora alberi, foglie e vento. “Il messaggio è evidente. Noi lo inviamo col nostro corpo”. Un corpo allenato che non ha tregue, durante le lunghe tournée. “Non abbiamo supplenti, nessuno in panchina. Da gennaio, già 110 spettacoli e la tournée continua. Ma è la danza stessa che ci ricarica ogni volta”.