
Vecchi fantasmi e nuovi testimoni. L'Harry Price della Romagna si è messo all'opera
Notizia pubblicata il 26 ottobre 2009
Categoria notizia : Turismo
A chi non piacciono le storie di fantasmi, spiritelli, ufo, alieni, orribili uomini gocciolanti delle paludi, case infestate, draghi impagliati! Suvvia.. ed alzi la mano chi non ha, almeno una volta nella vita, guardato un film del terrore con due mani serrate sugli occhi tipo vedo non vedo che se fa troppa paura faccio in tempo a tapparmi le iridi? Io personalmente ne vado pazzo!
E ci vado matto perché è da circa vent'anni che sogno di essere come Dylan Dog l'indagatore dell'incubo (anche per il solo fatto che il suddetto indagatore intrallazzava spesso e volentieri con le sue avvenenti clienti). E così quando mi hanno proposto di curare una pagina inerente i "misteri della Romagna" sono andato in brodo di giuggiole ed al grido di "I want to believe" mi sono gettato sul mio adorato portatile per buttare giù qualche pezzo con la speranza di poter un giorno imitare le gesta del mitico detective dell'occulto Harry Price (1881-1948), il più grande cacciatore di spettri inglese, colui che indagò tra il 1929 al 1939 a Borley Rectory presso Long Melford nell'Essex, la cosiddetta "casa più infestata d'Inghilterra". (A proposito, chissà se esiste un cacciatore di fantasmi romagnolo.. devo indagare!!!).
"C'era in Atene una casa spaziosa e comoda, ma malfamata e maledetta. Durante il silenzio della notte si levava un rumore di ferraglia e, se si faceva attenzione, risuonava un rumore di catene dapprima lontano poi vicinissimo; ed ecco apparire un fantasma, un vecchio macilento e stracciato, dalla barba incolta e i capelli irti." Comincia così la descrizione del caso di presunta infestazione più noto e discusso di tutta l'antichità a cura di Plinio il Giovane autore latino del I° secolo dopo Cristo che inserisce l'episodio in una lettera all'amico Sura: "Portava ai piedi delle catene e alle mani dei ceppi che scuoteva e per questa ragione gli abitanti della casa passavano notti tetre e spaventose, insonni ed in preda al terrore; all'insonnia seguiva la malattia e, se lo spavento continuava, anche la morte."
Di conseguenza la casa restò per molto tempo disabitata fino a quando il filosofo Atenodoro non decise di occuparsi del caso di persona pernottando personalmente nella dimora infestata. I filosofi si sa, sanno il fatto loro e lo spettro non attese tanto per apparire schiamazzando oltremisura ed interrompendo le meditazioni notturne del maestro intento a buttar giù chissà quali amene speculazioni metafisiche! Ma Atenodoro, invece di spaventarsi e fuggire a gambe levate, rimproverò la larva che, sorpresa, invitò il filosofo a seguirlo indicandogli un punto preciso del pavimento e fu lì, proprio in quel punto che il filosofo ordinò ai suoi servi di scavare trovando come previsto uno scheletro polveroso ricoperto di catene corrose e da ceppi macilenti: "I resti vennero raccolti e sepolti a cura dell'amministrazione; e da quel momento, tributate le giuste esequie al defunto, la casa restò libera dal fantasma.".
E' improbabile che il racconto di Plinio fosse originale ed è assai più verosimile che il racconto dello spettro e del filosofo Atenodoro fosse una rielaborazione di racconti più antichi le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Sappiamo inoltre che racconti di questo tipo, sono stati riadattati durante l'era cristiana e che il canovaccio originale si è evoluto durante le epoche con ben poche differenze sostanziali. Ecco per esempio un racconto ameno risalente al XVII secolo tratto dal " Selva Historiale di diversi esempi, nelle quali si tratta delle virtù e perfettioni Cristiane " di Don Giovanni Battista Matthioli , rettore della parrocchia di San Nicola degli incoronati a Roma: "In Ferrara, vi fu un palazzo, il quale non poteva essere abitato per li strepiti che si sentivano in esso.
Onde uno scolaro assai animoso, vedendo che il padrone di ciò si lamentava, si offerì (la lingua è riportata dal testo) di abitarci dentro, purchè egli l'havesse concesso per dieci anni senza nessuna spesa. A che, acconsentendo il padrone, lo scolaro vi fece portare i libri e tutte le sue robbe. La prima notte dunque, egli studiando per una disputa che il giorno seguente doveva sostenere, et havendo dinnanzi le candele benedette accese, vide venire alla sua volta un'ombra nera di grandissima statura, con molte catene intorno, la quale se gli pose a sedere appresso.
Lo scolaro, come intrepido, non lasciò per questo il suo studio (come Atenodoro la storia prima), e volgendo i libri gli fu domandato da quall'ombra nera che cosa cercasse, e rispondendo lo scolaro che cercava la tal legge, per ben fondare i suoi argomenti, l'ombra gli disse: "Se vuoi trovare leggiadri discorsi sopra questo passo, vedi il tal dottore, nel tal luogo che vi troverai bellissime cose a questo proposito", e lo istrusse tanto bene sopra quella materia che riportò molto honore dalla sua disputa. Et essendo stata, quell'ombra, con lo scolaro fino al suono del mattutino, all'hora essa si levò da sedere, per andarsene via, ma egli seguitandola animosamente col lume acceso in mano, quando lei disparve lui pose sopra quel luogo della sua sparitione la candela benedetta (il dettaglio è significativo poiché anche il filosofo Atenodoro aveva segnato il luogo con delle erbe) .
Venuta poi la mattina, cominciando lo scolaro con alcuni suo compagni a scavare nel detto luogo, trovarono un corpo morto, il quale indi levato, fu fatto seppellire in Chiesa. Et essendo state celebrate alcune Messe per quell'anima, il palazzo restò libero da tutti gli strepiti che prima vi si sentivano dentro." La contaminazione letteraria è evidente nei due racconti lontani parecchi secoli uno dall'altro ma la fonte iniziale si perde nella notte dei tempi e in miti ormai dimenticati. Ma da dove iniziare dunque? Perché invero la nostra Romagna pullula di storie raccapriccianti di spettri senza pace che vagano sconsolati per i meandri dei loro castelli ripetendo per l'eternità gesti automatici ed infischiandosene dei presunti viventi che li osservano terrorizzati.
Leggende di spiriti disincarnati che si manifestano sono dovunque, in ogni parte della terra ed in ogni tempo e ovviamente La Romagna non fa eccezione. I fantasmi sono legati a fatti di sangue, a morti tragiche in seguito ad amori impossibili (che se mi fossi ucciso io per ogni due di picche a quest'ora il mio spettro vagherebbe senza pace per tutti i condomini di Santarcangelo), a mancate o indegne sepolture.. l'ambiente è quasi sempre un castello ed i personaggi sono figure più o meno realistiche collocate comunque in una cornice storica atta a garantire la veridicità dei fatti. Nel folklore il fantasma è un "mal morto", un suicida o un assassinato che chiede qualcosa che gli dia finalmente la pace eterna.. un'anima in pena condannata a vagare senza pace nei luoghi che aveva frequentato, trattenuto da rabbia o rancore per essere trapassato troppo giovane o per una morte ingiusta o violenta. Roba antica? Passata di moda? Forse, ma forse no..
Nel giugno del 1986 due carabinieri che erano di guardia nella rocca di Mondaino per sorvegliare una stanza dov'erano custodite le urne per le elezioni videro aprirsi la porta "chiusa a chiave" e da lì penetrare una forma biancastra non meglio definita. I due non chiusero occhio tutta la notte arrivando a chiamare il giorno dopo il frate Ottavio Valdiserra il più competente in faccende di spiriti e visioni! Non ci volle molto al frate per identificare il fantasma che risultò identificarsi innegabilmente con Giovanni Muzzarelli , nominato governatore della rocca di Mondaino, castello che Federico duca d'Urbino aveva strappato ai Malatesta e donato nel 1462 alla Chiesa. Ma il soggiorno del nuovo governatore andò male e di lui si perse traccia probabilmente ucciso e scaraventato in un pozzo nel 1516 a causa dell'esasperazione del popolo per le sue prepotenze. Storie inventate? Fantasie create dalla innegabile volontà dell'uomo che non ci sta alla morte? Può darsi, ma è innegabile che queste storie sono tante. Ma ora lo spazio stringe tanto che devo lasciarvi: tra due settimane indagheremo sulla guest star dei fantasmi locali, la leggiadra e albina figlia di Ugolinuccio Malatesta, signore della Rocca di Montebello, colei che la leggenda conosce come Azzurrina