Mirabilandia, si tuffa Sasha l' emigrante per metter su casa
Notizia pubblicata il 30 luglio 2007
Categoria notizia : Fatti Curiosi
VISTA da lassù, la piscina sembra grande come un bicchier d' acqua. «Lassù» è una piattaforma così piccola che bisogna starci in punta di piedi per non perdere l' equilibrio; quanto alla piscina, di sotto, per l' esattezza è larga nove metri e profonda tre e mezzo.
VISTA da lassù, la piscina sembra grande come un bicchier d' acqua. «Lassù» è una piattaforma così piccola che bisogna starci in punta di piedi per non perdere l' equilibrio; quanto alla piscina, di sotto, per l' esattezza è larga nove metri e profonda tre e mezzo.
Significa che, quando il corpo del tuffatore colpisce la superficie dell' acqua, impiega meno di mezzo secondo a toccare il fondo, ammesso che entri in acqua nella posizione e con l' angolo giusta, se no c' è il rischio di rompersi l' osso del collo o come minimo qualcos' altro. Il tuffatore si chiama Peter Pan: è arrivato poco fa sull' Isola Che Non C' è e, indossando il costume del bambino che non voleva mai crescere, ha sfidato Capitan Uncino, Spugna e gli altri pirati in un comico carosello di spinte e salti nel vuoto da trampolini a dieci e quindici metri d' altezza. Ora, giunto al gran finale, si prepara a buttarsi giù da venticinque metri. Siamo a Mirabilandia, il parco divertimenti più grande della Romagna, d' Italia e probabilmente d' Europa, esclusa la parigina EuroDisney. Il vero nome del tuffatore è Sasha, diminutivo di Aleksander: ucraino, ventotto anni, ex campione giovanile di tuffi nel suo paese, travolto come milioni di suoi connazionali dal crollo dell' Unione Sovietica, dal collasso del comunismo e dalle sue conseguenze. Insieme a Sergej, Natasha e a mezza dozzina di non meno abili compagni, Sasha è il protagonista dello spettacolo che si replica ogni ora e mezzo, proprio al centro di Mirabilandia, dalla mattina alla sera, attorno alla piscina grande come un bicchier d' acqua. Per tutti, lui e i suoi compagni sono «i russi»: russa è in effetti la lingua che parlano, rimasta sulla loro pelle come l' ultima vestigia del dissolto impero sovietico.
L' abitudine è più forte di eventuali orgogli nazionalisti di stampo ucraino, bielorusso, kazako o moldavo: quella è la lingua che parlavano a scuola, è rimasta la lingua in cui sognano, se sognano. Il loro sogno passa per il parco attrazioni che «di giorno ti piglia, di notte ti strabilia», come lo definiva lo slogan di qualche anno fa.
Si guadagna meglio a tuffarsi qui dal trampolino, che a fare il bagnino in Crimea o il tassista a Kiev, questo è sicuro. Ma i russi di Mirabiliandia non fanno solo i tuffi: sono dappertutto, posteggiatori, addetti alle pulizie, cameriere, gelatai, clown, meccanici, tuttofare. Diversamente da Peter Pan, però, Sasha intende crescere: risparmiare abbastanza per comprarsi un appartamentino in patria, e magari trovare un' idea per stabilirsi in Italia senza rischiare il collo in un salto da 25 metri. Insomma, diventare grande, sposarsi, metter su famiglia: ogni applauso, ogni risata del pubblico, lo aiutano a credere che ce la farà.
Ecco, Capitan Uncino, là sotto, chiede agli spettatori un momento di silenzio, per aiutare il tuffatore a concentrarsi. L' allegra colonna sonora del film s' interrompe. Lassù, in punta di piedi sulla minuscola piattaforma, Sasha respira profondamente, una, due, tre volte: e poi via, si getta nel vuoto, scende come un missile, spezza l' acqua coi piedi e, dopo un attimo di suspence, riemerge sorridente. Il pubblico applaude e fila verso un altro show. Sasha e gli altri russi hanno un' oretta per riposare, poi si ricomincia.
Photo by: http://www.flickr.com/photos/nellonaplesphoto/