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Michael Webb presenta stasera il suo libro alla Johns Hopkins University con Marco Dalpane

Notizia pubblicata il 02 febbraio 2010



Categoria notizia : Turismo


«Nel saggio compaiono molti compositori emiliano-romagnoli: una volta questa era una terra attraente» Michael Webb, l’inglese col pallino della musica Il traduttore presenta stasera il suo libro alla Johns Hopkins University con Marco Dalpane

Un inglese, che vive in Italia da vent’anni, per la precisione a Bologna, dove fa il traduttore, non è una anomalia. Unica è la passione di Michael Webb: la musica classica contemporanea italiana. «Per me è stato emozionante scoprire questo nuovo universo», dice.

Questa passione che lo ha trasformato “quasi in un esploratore” è diventata oggi Italian 20th century music. The quest for moder nity (Kahn&Averill, pp. 149), un saggio conciso ma puntuale che sarà presentato alle 18 alla Johns Hopkins University (via Belmeloro 11), accompagnato al piano da Marco Dalpane.

È casuale la presenza nel saggio di molti compositori emiliano-romagnoli? «C ’è qualcosa che attira in questa terra e che ha prodotto buoni frutti. Lo sa che i futuristi si ritrovavano a Lugo, a casa di Pratella e che Bologna era conosciuta per la sua proposta di novità musicali? Wagner ha fatto esordire molte sue opere sul palco del Comunale.

Busoni nel 1910 voleva usare Bologna come base per diffondere la musica contemporanea».

Anche oggi? «Non più. Dopo cento anni Bologna è tornata provinciale, produce pochi stimoli e pochi autori, non rischia più. Comunque, non comprendo come mai molti degli autori che cito siano sconosciuti a livello mondiale».

Un problema di case discografiche? «Nella maggior parte sono anglosassoni e tedesche, sono potenti, hanno una macchina efficace di produzione e diffusione e preferiscono promuovere i loro compositori, ma è solo una parte della questione».

Cioè? «C’è che in Italia la musica contemporanea si scontra con un pubblico molto conservatore » . Si spieghi meglio. «Le opere di Verdi o Puccini occupano ancora ampi spazi nei cartelloni degli enti lirici. Questo va a scapito della musica moderna, più innovativa e potenzialmente interessante».

È così da sempre? «Pensi che il Fascismo l’ha proprio bloccata. Ma il Fascismo è il risultato di un andamento politico, culturale, civile; fondamentalmente riprendeva gli umori del popolo».