Nel bazar delle meraviglie. A Parma 'Mercanteinfiera'
Notizia pubblicata il 28 febbraio 2009
Categoria notizia : Sagre Feste
UN MILIONE di oggetti. E fra dipinti, tappeti, arredi d’epoca, juke-box e manifesti pubblicitari, c’è soprattutto un pezzo che fa sgranare gli occhi. E cioè un bracciale di platino, cristallo di rocca e diamanti disegnato in esclusiva dall’orafo newyorkese Davis Webb: il gioiello sarebbe appartenuto addirittura a Jakie Kennedy.
Il Mercanteinfiera è anche questo: un gran bazar di ricordi, sorprese e meraviglie, che festeggia a Parma (da oggi all’8 marzo, ore 10-19) l’edizione primaverile numero 15.
Si tratta della kermesse d’antiquariato, collezionismo e modernariato più famosa d’Europa. Capace di richiamare nell’alveare di stand (distribuiti su quattro padiglioni) architetti, designer, scenografi, appassionati, grandi mercanti d’arte e i buyer delle più importanti case d’asta internazionali. E nonostante l’assalto all’arma bianca della crisi, il Mercante tiene alto il suo vessillo. Il giro di affari previsto si aggira su svariati milioni di euro e sono attesi non meno di 50mila visitatori: ciascuno, decidesse di girare tutto l’expo, si troverebbe a fine giornata ad aver percorso 22 chilometri fra andata e ritorno.
Due fermate, comunque, sono d’obbligo. La prima al padiglione numero 1, dove campeggia l’antologica dedicata a Urano Palma.
DEL MAESTRO lombardo — nato a Varese e milanese d’adozione — è in vetrina una scelta delle sue opere più significative: dalle sculture in ferro, alluminio, ghisa, bronzo, legno e terracotta degli anni ‘50 fino ai manufatti prodotti da Mirabili, l’azienda fiorentina che ha realizzato arredi d’eccezione disegnati dagli artisti più prestigiosi. Proprio come Palma, capace di stupire sempre con eleganza. Mai retorico, mai banale: sempre signorilmente oltre le righe dello spartito, a confronto con materiali entrati (sotto forma di inconfondibili poltrone, divani o sedie di legno grezzo) nelle case di molti italiani, oltreché nei musei di mezzo mondo. La seconda sosta consigliata è al padiglione 2. Lì una collaterale celebra la raffinata manifattura ceramica del Ferlaro, attiva a Collecchio dal ‘37. A partire dall’anima fondatrice: la marchesa Maria Giulia Moncada, siciliana di Paternò che nel 1913 sposa il nobiluomo Giacomo Carrega-Bertolini e si trasferisce appunto nella splendida villa del Ferlaro, già residenza estiva della granduchessa Maria Luigia d’Austria. Forte della tecnica appresa da ragazza, la marchesa dà forma alle prime opere: pezzi unici che tiene per sé, oppure dona agli amici.
FINCHÉ, alla fine della guerra, avviene l’inevitabile passaggio alla fase imprenditoriale, stimolata da Carlo Covi ed Enrico Bonaretti, docenti all’istituto d’arte parmigiano, e dall’incontro con l’artista milanese Achille Danzi. I risultati sono superbi. Lo testimoniano le ceramiche in vetrina: la splendida Tahitienne, La dama alla balaustra, la Testa di cinghiale. E le forniture a prestigiosi marchi internazionali: Dior, Lafayette, la Sablonnière, Valentino, Shiseido, Gucci. Ma il merito più grande è forse quello di ver creato dal nulla un’attività artigiana di fornace grazie ai ragazzi del luogo, che costruirono lo scheletro di una manifattura tuttora vincente. Nello spirito del più classico made in Italy.
foto by http://www.flickr.com/photos/tim_ellis