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La felicità espressiva di Mazzacurati, Figura di riferimento tra gli anni Venti e Trenta in Mostra a Reggio Emilia

Notizia pubblicata il 16 marzo 2010



Categoria notizia : Eventi


GRANDI MOSTRE Fino ad aprile, oltre cento opere raccontano il suo lavoro tra curiosità e impegno civile La felicità espressiva di Mazzacurati Figura di riferimento tra gli anni Venti e Trenta per l’arte italiana si innamorò dell’Emilia

Dopo Roma, fa tappa ai reggiani Chiostri di San Domenico l’esposizione allestita per i 40 anni dalla scomparsa

Dopo la presentazione a Roma al Casino dei Principi di Villa Torlonia, ora tocca ai Chiostri di San Domenico a Reggio Emilia ospitare la mostra Mazzacurati La felicità della compiutezza espressiva dedicata alla figura di Renato Marino Mazzacurati a quaranta anni dalla scomparsa.

La mostra presenta oltre cento opere tra dipinti, sculture, lavori grafici e di arte applicata, alcune delle quali inedite; è curata da Silvana Bonfili con Anna Paola Agati. Renato Marino Mazzacurati (S.Venanzio di Galliera, Bologna 1907 - Parma 1969) è figura di riferimento tra gli anni Venti e Trenta per l’arte italiana e in particolare per Roma, sua città d’elezione. Il suo percorso artistico ha attraversato luoghi cruciali della vita culturale nazionale consentendogli di stringere importanti legami con Scipione, Mafai, con lo storico dell’ar - te e studioso Wart Arslan, con Di Cocco, Cavalli e Capogrossi.

Negli anni Venti -Trenta, durante i soggiorni a Roma, vive un periodo particolarmente fecondo, dipingendo nature morte di stampo morandiano, penetranti ritratti di amici e familiari, paesaggi romani ed emiliani che si inseriscono nel clima innovativo e antiaccademico del periodo. Nel 1931 dà vita con Scipione e dirige la rivista "Fronte", il cui ambizioso intento è di riunire il meglio delle Arti Figurative e della Letteratura italiana.

La rivista - che si avvale di collaboratori quali Carrà, Morandi, Scipione, Martini, Mafai, Moravia, Falqui, Ungaretti, Savinio - ha breve vita ma un pieno riconoscimento critico. Un soggiorno a Parigi e i numerosi contatti con l’ambiente a nt i nove nc e nt i st a milanese e romano gli consentono di avvicinarsi alle tendenze innovatrici della scultura conferendo alle sue composizioni un personale dinamismo drammatico. Dal 1934 questa modalità di espressione diventa il suo linguaggio quasi esclusivo e lo stile progressivamente assume toni espressionistici, fino al grottesco e caricaturale. Negli anni del dopoguerra, di nuovo a Roma, partecipa all’iniziativa dell’artista Enrico Galassi, che a Villa Giulia dà vita ad un laboratorio di arte applicata, al quale collaborano Afro, de Chirico, Leoncillo, Manzù, Mirko, Savinio, Severini. L’ esperienza si conclude nel marzo del 1946 con la mostra allo studio d’arte Palma. È in quello stesso anno che, trasferitosi a Villa Massimo, lavora a stretto contatto con Guttuso e Leoncillo. Il nome di Mazzacurati si lega in modo preciso alla città di Reggio Emilia.

I Musei Civici dispongono del prestigioso Fondo Mazzacurati, composto da 120 opere dell’artista (dipinti, sculture, ceramiche, disegni e altre testimonianze grafiche) provenienti in modo quasi esclusivo dalla importante donazione nel 1974 di Carla Marzi, che aveva voluto legare indissolubilmente il nome di Mazzacurati, a Reggio, con la quale aveva intessuto profondi legami pur nelle sue continue tensioni verso un confronto e un dibattito nazionale e verso una ampia rete di confronti culturali. Mazzacurati infatti si trasferisce a Gualtieri nel 1928, al seguito della sua famiglia, nell’inverno tra il 1928 e il 1929 conosce Ligabue, che ospita nella sua abitazione, a Villa Malaspina, nel 1931 si sposa e negli anni seguenti nascono i suoi figli. Chiostri di S. Domenico (via Dante Alighieri) fino al 18 aprile.