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'Un marchio unico per la Romagna' Giovanni Poggiali di Confindustria: 'Valorizzerebbe i nostri prodotti'

Notizia pubblicata il 01 aprile 2009



Categoria notizia : Fatti Curiosi


UN MARCHIO unico della Romagna capace di promuovere i nostri prodotti e il nostro territorio in tutto il mondo, seguendo l’esempio di quello che è stato fatto in altre province.

La proposta arriva dal vicepresidente dei giovani di Confindustria, Giovanni Poggiali (Gruppo Setramar), che ieri ha riunito a Ravenna i colleghi forlivesi, cesenati, riminesi e imolesi per spiegare vantaggi e prospettive di un simile progetto. L’incontro è stato organizzato anche per esaminare un progetto molto simile. quello avviato in Veneto, e più precisamente dai giovani industriali di Treviso, dove è stato pubblicato un libro che ripercorre le tappe del cammino per arrivare ad un ‘brand’ territoriale.

Giovanni Poggiali, ma a cosa servirebbe un marchio della Romagna?
«A identificare immediatamente il nostro territorio, che ha delle eccellenze straordinarie, un po’ in tutti i settori, ma che ha bisogno di promuoverle meglio sui mercati internazionali».

Un marchio, però, ci sarebbe già: è quello della Regione Emilia-Romagna.
«A mio avviso serve qualcosa di più definito, capace di catalizzare più grinta e più orgoglio. L’Emilia Romagna è una regione con tre anime ben precise: quella emiliana, quella romagnola e quella ferrarese. Tenerle insieme a tutti i costi sarebbe un errore, perché in questo modo non valorizzerebbero al massimo le loro potenzialità».

Anche un marchio della Romagna, però, finirebbe per mettere insieme città diverse, spesso con peculiarità ed interessi differenti.
«E’ finito da un pezzo il momento in cui ognuno poteva prendere la sua valigia e andarsi a proporre sui mercati mondiali. Adesso non è più così. Per avere maggiore forza di penetrazione bisogna far sistema, unire aree con valori ed identità comuni. E tutto questo in Romagna lo abbiamo già».

Ha in mente qualche modello di riferimento?
«A livello internazionale certamente la Scozia. Ha solo 5 milioni di abitanti, fa parte del Regno Unito, ma il marchio della sua bandiera, la Croce di San’Andrea su campo blu, fa venire subito in mente prodotti ben precisi: il salmone, la carne di angus, il whisky, la birra. In Italia, invece, dovremmo prendere esempio dalla provincia di Bolzano e dal marchio del Sud Tirolo».

Ma che tipo di utilizzo prevede per questo marchio?
«Il ‘brand’ Romagna dovrebbe essere una sorta di cappello che sta sopra a tutto. Poi basterebbe riempirlo di contenuti. Penso al turismo, con le nostre spiagge e le nostre città ricche di storia e di monumenti. Ma penso anche all’agricoltura: abbiamo la vacca romagnola, la mora romagnola, il pollo romagnolo e anche l’oca romagnola. Per non parlare, poi, della nostra ortofrutta esportata in tutto il mondo. Un ‘brand’ unico aggiungerebbe valore a tutte queste produzioni».

Da imprenditore, che Romagna vede?
«Una grande area metropolitana, in cui un milione di romagnoli vivono in un terzo del territorio, concentrati in pianura e sul litorale. Vedo però anche città che non si parlano tra loro, che non riescono a fare sistema con tutte le loro ricchezze e tutte le loro potenzialità. Un marchio potrebbe fare da traino per sinergie sempre più importanti».

foto by http://www.flickr.com/photos/smashz