Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

La musica pirata che incantò gli inglesi arrivando dal mare

Notizia pubblicata il 10 giugno 2009



Categoria notizia : Fatti Curiosi


C’ERA un tempo, che sembra appartenere alla preistoria, quando bastava una profonda conoscenza della musica, due giradischi e un microfono per trasformare la propria cameretta in una radio pirata.

Certo, come nel caso di Radio Caroline — l’emittente entrata nella leggenda che nel 1967 faceva da colonna sonora alla rivoluzione beat da una nave al largo delle coste inglesi — erano necessari anche solidi investimenti. Ma in fondo, lo spirito, era lo stesso. Un desiderio “compresso” di libertà, la consapevolezza che quei suoni, così elettrici, ad altissimo tasso di sensualità, avrebbe cambiato per sempre la percezione adolescenziale.
TUTTO questo è raccontato, nel film I Love Radio Rock, commedia molto “british” ambientata su un vecchio cargo dove un manipolo di uomini che ha scelto di vivere in profonda comunione con la musica, fa eccitare, ballare, metà della popolazione del Regno Unito, mentre l’allora unica emittente ufficiale (la Bbc) trasmetteva quasi esclusivamente musica classica. Tutto apparentemente lontano da quello che avviene adesso, con le radio diventate network, i dj semplici esecutori di scelte musicali decise dal piani alti del marketing. Un’omologazione, almeno in apparenza. In realtà, ha spiegato Andrea Borgnino nel libro Radio Pirata (pubblicato dall’editore bolognese Persiani), presentato in occasione dell’uscita del film, ogni fine settimana a Londra, ogni sottoscala delle immense periferie può ospitare una piccola emittente. Spesso queste radio, che durano solo lo spazio di una notte (e poi rinascono, con un’altra sigla, qualche tempo dopo), servono soltanto per pubblicizzare un disco, una festa, un club.

A volte, come sospettano a Scotland Yard, forse per far conoscere i luoghi dove acquistare droghe.

foto by http://www.flickr.com/photos/imh/