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Lemeh42, da Iceberg alla fiera

Notizia pubblicata il 08 gennaio 2010



Categoria notizia : Cultura


A sentire loro - Michele Santini e Lorenza Paoloni, la coppia di creativi che si cela dietro l’acronimo Lemeh42 - bisogna ringraziare Iceberg, il premio indetto dal Comune di Bologna che ogni anno segnala giovani talenti in tutte le discipline dell’arte. È infatti per via quel riconoscimento, che i due hanno conquistato nel 2009 nella sezione videoarte, che hanno incontrato sul loro cammino Patrizia Raimondi, direttrice della galleria d’arte bolognese L’Ariete contemporanea, che da allora li ha “adottati” e li porterà a fine mese ad esporre nei padiglioni di Artefiera.

Ma la stessa Raimondi, al contrario, insiste, più che sul premio bolognese, sul curriculum “robusto ” dei due ragazzi, già in evidenza nel network di festival internazionali molto prima che sotto le Torri scoccasse la scintilla. Fatto sta che i Lemeh42 , che fino a qualche mese fa venivano liquidati velocemente come “giovani artisti”, saranno tra i creativi in mostra alla trentaquattresima
edizione di Artefiera, in programma nel quartiere fieristico dal 29 al 31 gennaio prossimi.
E certo Artefiera non è una blasonata biennale ma è comunque una meta importante per chi dell’arte vuol fare il proprio mestiere. Nello spazio della galleria L’Ariete (pad. 18 stand b28) i due artisti esporranno New Italians, un’anima - zione che è il prodotto di due anni di lavoro a contatto con gli ospiti di un centro di permanenza temporaneo marchigiano. Esporranno assieme ai grandi nomi dell’arte internazionale, cercando come loro di sedurre lo sguardo di chi passa, con la tenacia di chi ha ormai smesso da tempo di “provarci”:
lo fa e basta. «Perchè di arte si può vivere» dice senza esitazione Michele Santini, che come la compagna Lorenza (entrambi trentenni) nasce a Senigallia ma cresce artisticamente nel grembo
della Dotta. E le gallerie, a chi vuol vivere di arte, danno una grande mano: «Alcuni artisti le evitano a priori - dice Santini - ma sono quelli che hanno già una rete di contatti attraverso la
quale far circolare le proprie opere ».
Per tutti gli altri, quelli senza una “vetrina”, le gallerie e la loro possibilità di interloquire con il mercato sono una grandissima opportunità. Una chanche che Patrizia Raimondi, attraverso
il suo spazio espositivo in via D’Azeglio, è spesso stata pronta ad offrire. «Perchè vedo - spiega - che c’è una risposta del mercato davanti a una solida qualità della ricerca. La differenza oggi - prosegue - non la fanno le mode o le crisi. Si cerca una creatività solida, una competenza, una sapienza». E molti giovani, sottolinea la gallerista, rispondono a questo profilo:
«Stanno cambiando i tempi - dice Patrizia Raimondi - andiamo verso un impegno che ha quasi la matrice dell’officina, del “costruire”. Alcuni giovani - conclude - stanno capendo quella
che è la grande lezione dei maestri: “Bisogna solo lavorare e lavorare sempre”».