La biblioteca pubblica luogo di libertà e di creatività per ogni cittadino
Notizia pubblicata il 11 giugno 2009
Categoria notizia : Cultura
LA BIBLIOTECA silenziosa, dove i libri sono lì in attesa dei lettori non esiste più, e forse non è mai esistita
Lo scrive Antonella Agnoli, direttrice fino al marzo 2008 della biblioteca San Giovanni di Pesaro (che ha progettato e avviato), collaboratrice degli Idea Store di Londra, consulente di vari architetti e di molte amministrazioni locali per la progettazione degli spazi e dei servizi bibliotecari e per la formazione del personale, coordinatrice dell’associazione Forum del Libro, collaboratrice di Artelibro a Bologna e tante altre cose ancora.
Un’esperienza trentennale e unica che ora ha sintetizzato in un libro, Le piazze del sapere, appena uscito per i tipi di Laterza (pp. 176, euro 18).
Il volume ovviamente dà una prospettiva alla biblioteca futura (senza perdere di vista il presente) e ne disegna i contorni sottolineandone i contenuti.
«Oggi la biblioteca — afferma la Agnoli — è un luogo di molteplici attività sociali e di scambi culturali, dove i cittadini vengono anche solo per frequentare un corso di Ikebana, assistere ad una conferenza sulle piante da terrazza, o vedere una mostra sull’effetto serra. Tutto questo senza sminuire in nulla l’importanza delle collezioni di libri, giornali, risorse elettroniche, film, cd musicali e quant’altro. Al contrario, l’unica via per valorizzare le collezioni consiste nell’accettare la loro ricchezza e la loro complessità: la letteratura è nata orale e i poeti hanno sempre letto i loro versi a audience popolari e non elitari».
Quella che descrive l’autrice nel suo libro ricco di cifre, riferimenti e, soprattutto esperienza, è una «biblioteca attiva», in cui i fruitori sono i veri protagonisti. Il vero patrimonio di una biblioteca, a ben pensarci, non è la varietà dei libri o dei dvd e dei cd, ma le persone che la frequentano e la rendono un luogo vivo, dove è possibile scambiare opinioni e conoscenze: frutto dell’apprendimento accademico o, meglio ancora, delle proprie esperienze personali.
A QUESTA nuova dimensione ‘culturale’ rispetto alla biblioteca di conservazione, dove il lettore ha accesso solo al catalogo dei libri e per venirne in possesso deve rivolgersi al personale, corrisponde un rinnovato uso e progettazione degli spazi che fanno delle public libraries una possibile nuova piazza: non per lettori, ma per cittadini.
La Biblioetca San Giovanni di Pesaro ne è un esempio, come le biblioteche di oltre 1000 metriquadri costruite in Spagna tra il 2001 e il 2006, o i 210 milioni di euro che Birmingham ha investito per la sua nuova biblioteca.
E’ ripensando gli spazi urbani, sottraendoli alla commercializzazione selvaggia per farne luoghi di incontro, di scambio, di «azione collettiva» che la biblioteca pubblica finisce per occupare anche un ruolo sociale.
Agnoli racconta queste cose con la competenza e la perizia che le appartengono, animata dalla lusinga che «in un Paese sempre più ignorante, che rischia di restare ai margini dell’economia della conoscenza, la biblioteca pubblica deve diventare parte di un progetto di rinascita dell’Italia» ma anche col disincanto consapevole di chi ha lavorato tra mille difficoltà, fondi negati e promesse mancate.
A proposito del San Giovanni scrive: «le difficoltà maggiori nel nostro tentativo sono venute, come sempre in Italia, dalla ‘cultura d’impresa’, cioè dal tentativo di coinvolgere il personale in un’operazione ambiziosa. Se i giovani della cooperativa hanno sempre risposto con entusiasmo alla ‘promessa implicita’ nelle atmosfere del San Giovanni, il personale in organico, a cominciare dai livelli dirigenziali, non hai mai veramente condiviso l’audacia del progetto».
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