Le offerte più convenienti
Prenota gratis
Nessuna commissione

La Resistenza di Giorgio Diritti a Rimini dal 22 gennaio

Notizia pubblicata il 16 gennaio 2010



Categoria notizia : Spettacoli


L’ANTEPRIMA «Era un’esigenza morale, quei civili siamo noi». Sansa e Rohrwacher recitano in bolognese La Resistenza di Giorgio Diritti Il film, in sala dal 22 gennaio, racconta la strage di Marzabotto

Sarebbe bello essere questa sera al Teatro di Marzabotto quando verrà proiettato L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Sarebbe bello cogliere le emozioni e gli sguardi di chi c’era, l’incredulità di chi non c’era ma ha saputo perché l’orrore gli è stato tramandato. Di chi ancora non sa ma ha voglia di conoscere la storia di un eccidio indicibile, in cui morirono ammazzate, per mano dei nazisti, poco meno di ottocento persone fra bambini, donne e anziani nel settembre 1944. Per questo il regista bolognese ha fatto il film, il suo secondo dopo il successo del bellissimo Il vento fa il suo giro (2005).

Lo ha ritenuto «un’es igen za morale», nata in lui dopo aver letto Le querce di Monte Sole di monsignor Luciano Gherardi. «Ho capito che la storia non è fatta solo di numeri, ma soprattutto di persone, da lì mi è nato un nuovo senso di responsabilità». E allora sono cominciate le interviste ai partigiani, ai sopravvissuti, ed è arrivata la chiave di lettura del lavoro, sceneggiato da Tania Pedroni e Giovanni Galavotti: «Questa è la nostra storia, che riguarda tutti noi, tutti quei civili che loro malgrado si trovano coinvolti in drammi inattesi».

Prodotto da Aranciafilm, la casa di produzione di Diritti, e Rai Cinema, distribuito da Mikado in una cinquantina di copie (a Bologna al Rialto e al Lumière), il film, dopo lo stop del Festival di Venezia e il successo di quello di Roma, è costato 3 milioni e mezzo di euro (1,5 dal ministero, uno dalla Rai, 400 milioni dalla Fondazione Carisbo, 200 milioni dalla Regione Toscana e 50 dall’Emilia-Romagna oltre al sostegno logistico della Cineteca bolognese). Girato per lo più sul nostro Appennino, fra Monte San Pietro e Castel San Pietro, per Diritti L’uomo che verrà è «un viaggio nel tempo che catapulta lo spettatore nel 1944».

Da lì l’attenzione maniacale per i dettagli («grazie al materiale fotografico della Cineteca e alle comparse scelte sui luoghi ») e «la necessità di realismo » sfociato nella scelta del dialetto coi sottotitoli (come fu per l’occitano de Il Vento fa il suo giro). Ne è nato un film corale e autentico, dove gli attori di punta (Maya Sansa, Alba Rohrwacher e il romagnolo Claudio Casadio) parlano il bolognese tanto quanto le comparse (c’è anche Vito ma recita sempre in italiano). Una citazione a parte per Martina, Greta Zuccheri Montanari, i cui occhi di bimba di otto anni fanno da filtro per tutta la vicenda. Lei ha perso la parola, non parla più dopo che il fratellino le è morto qualche tempo prima fra le braccia. Assiste muta all’orrore: di fronte al male assoluto, le parole perdono di senso. Andateci stasera a Marzabotto, se potete.