Zamboni, il cuore oltre l’orrore Si alza il sipario sulla Storia
Notizia pubblicata il 24 giugno 2009
Categoria notizia : Eventi
SANTA SOFIA rende omaggio al suo illustre concittadino Guelfo Zamboni da molti definito il Perlasca di Salonicco.
Il Comune dell’Alto Bidente, d’intesa con il ministero degli affari esteri e la Biennale di Venezia, ha voluto ricordare il suo o valoroso concittadino con tre iniziative di spessore. Si parte domani sera nel cortile dell’ostello, alle ore 21, con lo spettacolo teatrale ‘Salonicco 43’ del regista Ferdinando Ceriani su testi di Gian Paolo Cavarai e Antonio Ferrari.
La pièce, in cui si mescolano musiche, parole, immagini, è stato rappresentata per la prima volta a Tel Aviv, poi a seguire nei maggiori teatri italiani e alla Biennale Teatro di Venezia, l’anno scorso. Gli attori Massimo Wertmuller, Evelina Meghnagi e Carla Ferraro daranno corpo al canto e alle sonorità della cultura sefardita che si contrappongono alla brutalità degli eventi narrati.
DOMENICA MATTINA alle 10 verrà inaugurato il monumento a Guelfo Zamboni (opera dell’artista santasofiese Giovanna Bellini) nel nuovo giardino pubblico del Vallino, in via Nefetti al suono delle note della Banda Roveroni. Oltre al sindaco Flavio Foietta interverrà il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta, anche lui di origini santasofiesi (i nonni Camillo Biserni ed Anita Cenni e la madre Levia sono stati esponenti di punta del socialismo riformista) che consegnerà anche la borsa intestata proprio ai nonni. Gran finale alle 21di domenica sera nella Galleria d’arte Stoppioni con la proiezione del documentario su Zamboni realizzato da Olicam Video di Carlo Bresciani con interventi di Flavio Foietta, Paolo Baratta, Franco Boniluari e Luciano Foglietta.
Ma chi era mai Guelfo Zamboni?
Nato a S. Sofia nel 1897, allora terra amministrata da Firenze, ultimo di 8 figli di una piccola famiglia artigiana, rimase orfano ben presto ma decise di continuare gli studi facendo i lavori più umili.
A SOLI 19 ANNI partecipò alla prima guerra mondiale dal 1916 al 1918 e venne decorata di medaglia di bronzo e, nel 1925, dopo essersi laureato in economia e commercio vinse un concorso che gli aprì la carriera diplomatica. Durante la seconda guerra nel 1942 fu console a Salonicco in Grecia e qui riuscì a salvare 350 ebrei dalle grinfie dei nazisti che deportarono nei campi di sterminio quasi tutta la comunità ebrea della città stimata in 56.000 mila persone delle quali solo 2000 si salvarono.
EBBENE il piccolo ma tenace santasofiese, con l’aiuto sostanziale dei funzionari della Farnesina, riuscì a far passare per cittadini italiani molti ebrei e a salvarli da morte certa, operazione di salvataggio continuata da Giuseppe Castruccio che sostituì Zamboni richiamato a Roma perché ormai inviso alle autorità tedesche, attraverso il ‘treno della speranza’. Furono gli israeliani a ricordarsi di Guelfo Zamboni nel 1992, quando gli consegnarono a Gerusalemme il certificato di ‘Giusto delle nazioni’.
Fino ad allora Zamboni non aveva mai parlato della sua azione a favore degli ebrei di Salonicco «ho fatto soltanto il mio dovere» ripeteva ai parenti stretti e all’amico Luciano Foglietta che era tra i primi a intervistarlo per il nostro giornale quando Zamboni tornava al paese natale d’estate soggiornando all’albergo ‘Lidia’ nel Castello di Santa Sofia.
POI UNA pubblicazione dei ragazzi della scuola media di Santa Sofia e l’arrivo nella primavera del 2002 dell’ambasciatore israeliano Ehud Gol che venne a scoprire un cippo in onore di questo eroe italiano che riposa nel cimitero di S. Sofia, fecero capire, insieme a nuovi studi e ricerche storiche, in Italia e in Grecia, il valore dell’uomo e del funzionario Zamboni.
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