JULIEN TEMPLE è a Bologna per un paio di giorni
Notizia pubblicata il 12 giugno 2009
Categoria notizia : Eventi
E’ arrivato al Biografilm Festival per presentare in anteprima nazionale il nuovo film The Liberty of Norton Folgate, musical a basso costo sui Madness che tornano con un album dopo dieci anni di silenzio. E’ nella nostra città per la seconda volta
La prima fu all’inizio degli degli anni Ottanta, ospite di un festival in una Bologna dalla faccia molto diversa e con problematiche caratteristiche di quei tempi. Tanto che, come ricorda il regista inglese allora fresco del successo di The Great Rock’n’Roll Swindle sui Sex Pistols, durante quel passaggio in città ebbe modo di parlare con rappresentanti delle istituzioni cittadine che gli volevano commissionare un piccolo film sul problema dell’eroina in città. Ma che ricordo ha della nostra città all’inizio degli anni Ottanta?
«Ricordo una scena molto fervida e che nell’81 suonarono anche i Clash in piazza. C’era fermento in città e mi avevano chiesto di fare questo lavoro, avrebbe dovuto essere uno spot pubblicitario abbastanza strano sul problema. Poi tutto sfumò».
Come nasce questo nuovo lavoro sui Madness?
«Siamo amici di lunga data. Avevano il nuovo disco in uscita e mi hanno chiestodi fare qualcosa. Così gli ho proposto questa idea di musical con una visione totale della storia di Londra e una messaggio che riguarda i tanti popoli che fanno la cultura di questa città. Londra è un luogo culturalmente molto ricco. Non è una novità, l’immigrazione è un dato di fatto da decenni ma i testi di questo nuovo album parlano proprio di tutte le correnti culturali che sono penetrate a Londra: gli irlandesi, gli ebrei, i giamaicani, i caraibici, i bangladeshi, gli africani. Questi sono alcuni dei temi che io ho usato come punto di partenza della sceneggiatura per fare un film sullo spirito di Londra che rimane lo stesso nonostante molte nuove persone entrino continuamente a far parte della società facendola evolvere».
Un tema che oggi spaventa molto l’Europa...
«Il tema dell’immigrazione è usato per spaventare la gente che si preoccupa pensando che qualcuno potrà rubare il lavoro... l’economia invece ha bisogno di queste entrate, dell’immigrazione. A Londra l’immigrazione è ormai un dato di fatto vista la grandezza del fenomeno. Ci sono così tante persone arrivate da fuori che è impossibile far finta di nulla».
C’è qualche nuovo fenomeno musicale, dopo il punk, che le interessa e che vorrebbe documentare con un film?
«Ci sono tante cose musicali interessanti ma non con lo stesso impatto che aveva il punk. E io non sono esattamente un regista che vuole fare solo film musicali. Voglio fare film dove la musica ti dà la chiave d’accesso al mondo, a un più ampio ambito sociale. Se ci fossero cose eccitanti riguardanti un fenomeno oggi certamente mi interesserei. Come mi sta capitando su Detroit».
Che progetti ha su Detroit?
«La nascita e la caduta di una delle città più povere d’America, questo racconterò nel mio prossimo film. Lì è in atto un disastro ancora maggiore di New Orleans, con la differenza che non c’è stata Katrina ma sicuramente un uragano sociale sì. Vorrei narrare, attraverso la grande tradizione musicale di Detroit, la storia della città dalla nascita dell’industria automobilistica alla sua fine. Ho in mente di intervistare vari musicisti che hanno parenti che sono stati impiegati nell’industria automobilistica. Ho in mente di intervistare la moglie di John Lee Hooker, poi gente del jazz e be bop come Yusef Latif, Martha Reeves delle Vandellas che adesso lavora al municipio di Detroit, poi gli MC5, Iggy Pop. Forse Eminem, anche se sarà dura».
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