Villotti a tutto Pepper
Notizia pubblicata il 15 novembre 2007
Categoria notizia : Eventi
 COME quel personaggio della Recherche proustiana che cercava di combattere lo scorrere del tempo confinandosi in spazi sempre più ristretti, così Jimmy Villotti (nella foto) continua a celarsi nei club dietro il baluardo di un immutabile repertorio di standard, alternati a musiche originali, ma senza cercare esibizioni solitarie e sonorità sontuose che pure il suo arsenale d'improvvisatore e la sua vena melodica gli consentirebbero.
Una regola che non prevede eccezioni. T anto che neppure stasera, unica grande griffe petroniana presente al Bologna Jazz Festival, dopo aver ritirato la targa intitolata ad Alberto Alberti quale riconoscimento ai 40 anni di carriera, salirà (prima di Kyle Eastwood) sul palco delle Celebrazioni (ore 21.15) con la Pepper Band, un settetto di giovani musicisti gravitanti nell'entourage bolognese "rifiutando la logica degli assoli tutti in fila con la batteria a chiudere, per puntare sul gruppo".
NON SARà€ UN CONCERTO in puro idioma jazz, ma un genere un po' 'esterno': un pop 'villottiano' riletto in chiave afroamericana, quello che lo vedrà sfilare in una rassegna luccicante di perle, da Corea a Mehldau, da Redman a Solal. "Ma io che vengo da una generazione per cui l' americano era la quintessenza del jazz preferisco che la carota resti distante dalla mano". Se gli si fa notare che oggi le nostre star hanno progettualità elevata, ammette che "sì, é vero, ma al mio escamotage dell'Inutile Latino (tra le piéce scritte per la Pepper) non rinuncio". Villotti tra ricordi e suggestioni.
"FAR PARTE della kermesse 33 anni dopo la mia prima esibizione a un festival bolognese (direttore artistico di quello del '74 era proprio Alberto) mi rende felice.
Lì per lì ho pensato di chiamare degli americani come Wayne Dockery e Bobby Durham per fare qualche standard. Poi ho capito che avrebbe avuto più senso lavorare a un progetto scegliendo giovani musicisti, attivi sulla scena bolognese, per la maggior parte poco conosciuti. Con un repertorio, però, che potesse andar bene per un teatro: pezzi nuovi, tutti miei, dove cerco di far venire fuori il suono della band. Per gli arrangiamenti mi sono affidato al genio di Paolo Birro".
Una situazione più stimolante. "Più nuova di sicuro. La mia chitarra sarà affiancata dai sassofoni di Nicoletta Manzini (contralto), Valerio Pontrandolfo (tenore) e Michele Vignali (baritono), con Paolo Birro al piano, Paolo Ghetti al contrabbasso e Fabio Grandi alla batteria".