Il jazz, i suoi maestri Uri Caine incontra stasera Franco Ambrosetti
Notizia pubblicata il 10 aprile 2008
Categoria notizia : Spettacoli
DUE COLOSSI si affrancano dai classici in modo consumato, visionario, definitivo: Uri Caine (nella foto a destra), l'imprevedibile, giocoso, citazionista, onnivoro pianista di Philadelphia alla guida del suo trio, e Franco Ambrosetti (nella foto a sinistra), trombettista ticinese, geniale compositore che coltiva atteggiamenti illuministi verso l'arte.
Un binomio di grandi firme che con Kenny Davis al contrabbasso e Ben Perowsky alla batteria, la crème della jazzeria internazionale, stasera presenta "The Wind" al Teatro Fabrizio De Andrè di Casalgrande (ore 21.15). Uno dei progetti più esclusivi del cartellone di Crossroads. Dove le note stillano dalle mani di Caine come da laghi ghiacciati che cominciano a sciogliersi.
Dove Ambrosetti dirompe con note lunghissime, finchè affiora una musica viva, in una dimensione transculturale, purificata da inutili concettualismi.A parlarci dell'album e dell'amicizia che lo lega ad uno dei più affascinanti musicisti ebreo americani del secolo, é lo stesso autore del progetto.
Il titolo richiama quello della composizione di Russ Freeman portata al successo da Chet Baker. Una scelta che orienta i fruitori più accorti delle sue creazioni.
«Sì, perchè la piéce fa parte dell'architettura del disco insieme ad altri tributi a grandi strumentisti come Sonny Rollins e Michael Brecker. "The Wind" credo sia il progetto più fresco che abbia mai realizzato. Ccon Uri, che ha scritto due dei nove brani dell'album l'intesa é stata come sempre perfetta».
In sintesi estrema, chi é Caine?
«Eclettismo, sensibilità straordinaria, capacità d'andare a fondo nelle cose (una peculiarità della cultura ebraica), virtuosismo, creatività . Assieme ad altre infinite sfumature».
Come vi siete conosciuti?
«L' amicizia con Uri Caine risale agli anni '90, quando cominciai a frequentare i club di New York. Poi lo persi di vista, ma lo rividi durante le celebrazioni di Mozart a Lugano dove fu invitato a suonare da solo».
Pieno di sottigliezze, é il giudizio dello stesso Caine sul progetto del partner-amico luganese.
«Poter di nuovo suonare con Ambrosetti, uno dei grandi protagonisti della scena musicale contemporanea, e aver contribuito alla creazione di quest'album mi fa riassoparare il valore di cose che temevo si fossero rarefatte nel tempo».
Dalle sue torrenziali riletture di Mahler, Wagner e Beethoven a quelle che in "The Wind" fa di Rollins e Brecker: in fondo sempre di tributi si tratta.
«Tributi alla musica, appunto, e ai suoi grandi interpreti ».
Lei é regolarmente invitato sia a festival di musica contemporanea sia a quelli di musica jazz. Un riconoscimento all'elevatezza del suo "trasformismo".
«E' una questione di etichettature. Incidere dediche a Monk o Hancock o risfogliare Bach e Schumann vuol dire in fondo la stessa cosa: inchinarsi all'epicità delle note».
Â
(foto di http://www.flickr.com/photos/leecullivan)