Si é già acceso il motore della ricerca, Domani l'inaugurazione con Prodi e la Turco
Notizia pubblicata il 21 settembre 2007
Categoria notizia : Musica
"ATTENZIONE LàŒ, a quei fili", avvisa Augusto Zappi, il direttore sanitario dell'Irst. "Visto, visto. Gli ingegneri lo sanno già . Per l'inaugurazione sarà tutto pronto". Una promessa.
Si aspetta il premier Romano Prodi, per domani, insieme al ministro della Sanità Livia Turco, il presidente della Regione Vasco Errani, due grandi nomi della medicina come Umberto Veronesi e Silvio Garattini.
Allora l'Irst, l'istituto di ricerca scientifica sui tumori, avrà tutti i fili collegati: laboratori, già attivi da un anno, e degenza: 42 posti letto che sostituiranno l'Oncologia del Pierantoni. E non solo: perchè il vecchio ospedale di Meldola diventa il centro della Romagna per i tumori.
"Il motore, il catalizzatore della ricerca", spiega Dino Amadori, direttore scientifico dell'Irst. Oltre ai forlivesi (a Vecchiazzano resta solo il day hospital), a Meldola arriveranno pazienti da tutta la regione e non solo. Da Meldola, invece, partiranno le informazioni, le terapie innovative, per combattere i tumori anche a Ravenna, Cesena, Rimini.
"E' IL FRUTTO di una lotta al cancro cominciata 30 anni fa - racconta il direttore generale dell'Ausl Claudio Mazzoni -. Questo é un salto di qualità .
E adesso aspettiamo un riconoscimento nazionale". "Metteremo il malato al centro - annuncia Tiziano Carradori, direttore dell'Area vasta della Romagna -, ci faremo carico dei suoi bisogni".
"La strategia - spiega Amadori - é la medicina traslazionale: dal laboratorio al letto del paziente. Questa é una struttura dai contenuti non ripetuti", dice orgoglioso.
C'é una stanza con un macchinario tondo, al centro un oblò super tecnologico: é la macchina della tomoterapia. Da sola é costata 4,2 milioni di euro, sugli 11 totali spesi per le tecnologie, un decimo della spesa di tutto l'Irst.
La tomoterapia, per ora, é in appena altri tre ospedali d'Italia, Meldola é la prima in regione. "Arriva dall'America", spiegano. Il fiore all'occhiello della struttura é proprio quell'oblò: precisa e limpida come una tac, consente di picchiare con le radiazioni sui tessuti malati, e solo su quelli.
Altra stanza: "Questo é un acceleratore", spiega Paolo Cacciari, consigliere dell'Irst. "E' più potente della tomoterapia, ma meno fine. Quanto costa? Circa due milioni di euro".
POI SI SALE: la degenza. "E' di tre tipi - spiega Augusto Zappi, il direttore sanitario -: ordinaria, per chi fa la radiofarmacia e l'area a bassa carica microbica". Quarantadue posti totali, sei separati da tutti, "camere anti contaminazione", spiega. Off limits.
Le camere dei malati che si possono visitare sono stupende: a portata di mano c'é un super computer, sottilissimo. A fianco la cornetta del telefono, sullo schermo le opzioni: si può guardare la tv, telefonare, scegliere un film da una videoteca, un videogioco, navigare in internet. "E anche videochiamare. Abbiamo pensato a chi resterà qui senza potere uscire". Nello stesso computer c'é una fessura: lì il medico infila la sua smart card e gli appare la cartella clinica del paziente. Sembra fantascienza.
IL SOGGIORNO: le poltrone bianche sono di poliuretano. "Per igiene, così non c'é polvere". Le sedie sono coloratissime: gialle, verdi, arancio e blu.
Poi i laboratori, il regno della ricerca esteso per 800 metri quadri. Nello stanzone principale lavorano 15 biologi: "Analizzano materiali organici".
Portati poi in un autentico labirinto di stanze vietatissime, eccetto due soli medici.
Lì si tenta una delle terapie innovative su cui l'Irst scommette di più: sviluppare da quei tessuti degli anticorpi personalizzati. "Una sorta di vaccino contro il tumore". Il viaggio finisce qui: l'ultima frontiera sarà costruita a partire dai prossimi mesi.
E' la palazzina della radiofarmacia, dove si studieranno sostanze che permettono di individuare meglio tutte le cellule tumorali.