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La Riminese Isabella Santacroce e il suo libro Lulù Delacroix

Notizia pubblicata il 15 aprile 2010



Categoria notizia : Fatti Curiosi


La scintilla è stata innescata proprio all ’ombra delle Torri. È stato infatti Renato Barilli, in uno dei recenti numeri di Tuttolibri, l’allegato della Stampa, a esprimere senza mezze misure il suo pollice verso al nuovo romanzo della riminese Isabella Santacroce, Lulù Delacroix (Rizzoli). Lei, allora, ha deciso di replicare e l’ha fatto con una lettera aperta che dal suo seguitissimo blog ha raggiunto l’attenzione dei media: «io penso lei sia un venduto» ha messo nero su bianco la scrittrice.

Il perchè è presto detto: lo stesso Barilli, tre anni fa su quella stessa testata, aveva definito «un capolavoro» il precedente lavoro di Santacroce, V. M. 18 . Oggi invece quello stesso libro diventa, a detta del critico,
soltanto «una prova riuscita ». Immediata la protesta della scrittrice: «Un capolavoro non è una prova riuscita, e mai diventerà una prova riuscita». Da lì a pochi giorni si è sollevato il caso: prima sulle pagine deIl Giornale, lo scorso 31 marzo, dove Massimiliano Valente ha preso spunto dall ’affaire Santacroce per descrivere i contorni di un’insurrezione - silenziosa ma massiccia - degli autori alla critica.
Poi su Fahrenheit, la trasmissione di Radio tre, dove un gruppo di critici, Barilli in testa, ha tentato di levare gli scudi contro l’inatteso attacco. La disputa, insomma, vola alto, troppo alto per chi, da lettore, poggia sul comodino Lulù Delacroix, avendone appena conclusa la lettura. Per chi si affezionato - immedesimandosi forse - a quella bambina calva ed emaciata, condannata all’imperfezione in un luogo dove la perfezione, al contrario, è regola ferrea.
Per chi, alla fine, si è perfino abituato a quel congiuntivo ostinato - l’errore per antonomasia - con cui parla la piccola “imperfetta ”, una lingua assurda che è forse la spia dei troppi “se” in cui è immersa l’infanzia oggi. Il giudizio è un obbiettivo alto che lasciamo ad altri, il consiglio invece è merce più prosaica, di cui anche noi possiamo disporre. Allora il consiglio è quello di fare la conoscenza di Lulù, di condividere la sua eroica missione.
In un mondo di mostri in cui la meraviglia è il miracolo delle parole. E della scrittrice che le genera