Mosaici, affreschi e ossa Anatomia di una domus di Rimini. In mostra il gioiello imperiale riaffiorato nell'89
Notizia pubblicata il 04 dicembre 2007
Categoria notizia : Cultura
IN POCHI METRI c'é tutta la storia di Rimini, dall'età imperiale al Medioevo e oltre. Dalla domus del chirurgo, simbolo dell'età imperiale, all'edificio palazziale eretto tra il IV e il V secolo d.C., quando le prime invasioni barbariche avevano già lasciato il segno a Rimini, fino alla casa dell'alto Medioevo (del VII secolo) ritrovata a pochi metri dal Museo. In pochi metri i resti e le rovine, perfettamente conservati, di secoli e secoli di civiltà : é il «cuore antico» di Rimini, che da giovedì torna a battere per la gioia della città .
E' UN CUORE che toglie il fiato, l'incredibile complesso archeologico della domus, finalmente pronto ad aprire i battenti al pubblico a 18 anni dai primi rinvenimenti, avvenuti nel 1989 in piazza Ferrari. E infatti ad ammirare la «Pompei riminese» (come é stata ribattezzata da studiosi e archeologi) ci saranno più di 5mila riminesi, che si sono già prenotati per le visite guidate al sito e per tutte le altre iniziative. «E adesso non dite che a Rimini non c'é attenzione per la cultura - se la ride l'assessore alla Cultura, Stefano Pivato - E' un segnale importante, che fa piacere. Significa che i riminesi vogliono esserci, a quest'appuntamento».
MA NON ci saranno solo loro all'apertura delsito archeologico di piazza della domus. Si attendono appassionati e studiosi da tutta Italia e non solo nelle prossime settimane, per questo sito. Che é «davvero straordinario - osserva Luigi Malnati, il Soprintendente ai Beni archeologici - perchè conserva tracce di civiltà dall'età repubblicana fino al 1700...».
QUASI 2MILA anni di storia riminese, tornata a galla dopo 10 anni di scavi, e quasi altrettanti per progettare e realizzare il complesso in vetro e legno che sovrasta il sito della domus. Una struttura innovativa, «una delle meno invasive e più belle che si possono ammirare in Europa», come sottolinea Maria Grazia Maioli, direttore della Soprintendenza ai beni archeologici. Dotata di impianti di condizionamento, per preservare gli splendidi mosaici e gli altri resti del sito. «Ma adesso sarà fondamentale capire e vedere come reagiranno, con l'apertura al pubblico e le nuove condizioni climatiche», mette le mani avanti Jacopo Ortalli. Che é stato per la domus, in questi anni, il direttore scientifico delle scavi e uno degli studiosi più attenti. Proprio lui condurrà la prima visita guidata, venerdì. Ed é stato sempre lui ieri, a guidarci nella visita in anteprima al sito archeologico.
ORTALLI ancora stropiccia gli occhi passeggiando tra le meraviglie di piazza Ferrari. «In uno spazio limitato (il complesso si estende su circa 700 metri, ndr) abbiamo almeno 3 importanti strutture, e numerosi altri resti di varie epoche, dall'età repubblicana fino al 1700». La domus invece risale all'epoca imperiale: fu eretta intorno al II secolo d.C. «Abbiamo lasciato intatte nel sito anche le macerie, tra cui le travi e la grata di una finestra, per mostrare come sia stato sicuramente un incendio a distruggere la dimora». Nella casa, edificata su due piani, «vi viveva sicuramente un medico chirurgo di origine orientale». Al suo interno sono stati rinvenuti 150 strumenti, «e non escludiamo in futuro di realizzare alcune copie degli originali (conservati al Museo) da esporre nel sito».
DI GRANDE interesse pure il palazzo del V secolo d.C. «
I mosaici sono quelli classici dell'arte bizantina, ma aggiunti e modificati nel corso dei secoli». Il palazzo «apparteneva sicuramente a un personaggio molto noto, che fece erigere un salone con abside per ricevere i sudditi e i sottoposti». Tra i pavimenti (alcuni dotati un rudimentale impianto di riscaldamento d'epoca) si vedono alcune tombe, forse di epoca medievale. Medievale anche la terza struttura principale del sito, risalente all'VIII secolo. «Dopo le invasioni barbariche, le case furono costruite in maniera completamente differente: molto meno lussuose, e fortificate. Ma anche quest'abitazione apparteneva forse un personaggio in vista». Ai prossimi studi il compito di scoprirlo.
(photo by Wessex Archaeology)