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Il Meeting negli splendori di S. Sofia
Notizia pubblicata il 21 agosto 2007
Categoria notizia : Turismo
Notizia pubblicata il 21 agosto 2007
Categoria notizia : Turismo
RIMINI - «Gloria a Dio che mi ha fatto degno di questo! O Salomone ti ho superato». Entrando nella basilica di Santa Sofia a Costantinopoli, l' imperatore Giustiniano non trattiene la propria meraviglia di fronte ad un edificio che splende in maestosità di marmi, mosaici e intarsi dorati. Uno splendore che si spegne, pur immaginandolo, nelle gigantografie e nelle foto che di quella basilica rievocano gli antichi fasti.
Non è facile riprodurre in un altro luogo la magia di una chiesa e della sua storia, ma dentro Castelsismondo si riescono a percepire le atmosfere del tempio trasformato in moschea dopo la caduta di Costantinopoli in mano ottomana. A Santa Sofia, «madre di tutte le chiese», ora museo nazionale dell' odierna Istanbul, è dedicata la principale mostra del Meeting che esporta fuori delle mura fieristiche un' unica esposizione che prosegue anche dopo la settimana della kermesse ciellina. «Lo spazio della Sapienza», si intitola la mostra che si basa sulle belle foto di Franco Pagetti, oggi reporter della violenza in Iraq, pronte a documentare la profondità degli spazi, i mosaici che un tempo rivestivano il tempio bizantino, le croci coperte dalle decorazioni islamiche. A impreziosire la mostra, alcuni oggetti di uso liturgico che testimoniano la raffinatezza dell' arte bizantina, insieme a smalti, oreficerie, avori e cristalli commissionati dalle famiglie imperiali ai celebri artigiani delle officine di Bisanzio.
Di minor spessore, e alcune di taglio ideologico, le altre 11 mostre che occupano gli stand della Fiera. Attorno al tema centrale della «verità», coniugato in tutte le sue variabili, si ritrovano santi e profeti, soldati e sportivi, pittori e letterati. Caravaggio e Beethoven, Geremia e Tolstoj. Mentre ci si appresta a ricordare l' anniversario della Rivoluzione russa, non si fa onore alla «verità storica» solo mettendo in mostra i pur reali tormenti di Tolstoj e le lettere che circolavano nel samizdat: da «Che cos' è la verità? Un dibattito sulle soglie della Rivoluzione russa», una delle mostre più frequentate con tanto di visite guidate, ci si aspetterebbe un taglio più documentaristico invece di cadere in una controproducente forma di revisionismo «politico». Così come la mostra «Testimoni della verità nell' Italia in guerra» che avrà come testimone d' onore Giulio Andreotti, ha il merito di mettere in luce il contributo dei partigiani cattolici, peraltro già valorizzato dalla storiografia, anche se poi viene centrata soprattutto sulla figura di Rolando Rivi, giovane seminarista ucciso dai comunisti.
Molto apprezzata è la galleria visiva «La luce, gli occhi, il significato. L' esperienza umana del vedere» che mette al centro dello stand la riproduzione di un occhio gigante di circa un metro di diametro e tre di lunghezza che permette di far vedere come si formano e modificano i colori: un percorso lungo sette stanze in cui si spiega la luce come fenomeno fisico, la formazione dei colori, la percezione degli oggetti. Giochi interattivi anche con un genio: in «Inaudito Beethoven» ci si può sedere su speciali sgabelli che permettono la simulazione di un' orchestra che suona la sinfonia n. 5 attorno a video e documenti che raccontano la vita del compositore.
Originale per l' utilizzo di immagini in movimento a simulare un' azione teatrale, è il percorso alla scoperta del profeta Geremia, con filmati e recita dei passi più importanti vissuti dal fedele seguace dei testi sacri. L' omaggio all' arte è condensato in «Da Caravaggio a Guido Reni. Trionfi romani intorno al Giubileo del 1600» con testimonianze pittoriche in uno degli anni più difficili dell' egemonia cattolica.
photo by: http://www.flickr.com/photos/andres-colmen/