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Il libro oggi si presenta il 'Il gusto del delitto'. Il sapore noir di una regione Così il cibo diventa incubo

Notizia pubblicata il 19 novembre 2008



Categoria notizia : Cultura


DI CIBO SI VIVE. Si gode. Si gavazza. Si giubila. Si tripudia. Si bagorba. Nel cibo ci si bea. Ci si sollazza E si va in solluchero se non si è troppo affamati da poter concedersi il lento piacere della degustazione.

Eppure immaginatevi di trovarvi, nel 1939, a casa di Leonarda Cianciulli, che in quell’anno uccise, fece a pezzi e saponificò tre anziane donne; e immaginate ancora che, per accogliervi degnamente, l’assassina vi serva certi biscotti che — voi non lo sapete — ha davvero impastato usando come farina, insieme al loro sangue, le ossa sbriciolate delle vittime. Ecco allora il cibo farsi incubo, morte, delitto, veleno, maleficio. Il rapporto tra i due mondi, il mangiare e l’uccidere, è stretto quanto lo è il suo contrario.

E se lo si proietta in Emilia Romagna (non per caso la Cianciulli commette i suoi crimini quando si è stabilita in provincia di Reggio Emilia), dove cibo e vino sono una religione, affidandosi alla penna di 15 dei giallisti che qui fioriscono, il risultato è garantito e si chiama ‘Il gusto del delitto’, un volume di oltre 230 pagine edito da Leonardo Publishing a cura di Sandro Toni, che si presenta alle 18 nella Sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio. Che gusto avrebbe, dunque, il delitto, tra l’Appennino e l’Adriatico? Noir, come vuole la scuola bolognese degli scrittori che continuiamo a legare al giallo ma il cui gusto vira da tempo, verso il noir sociale, verso storie criminali che sono, anche, lo specchio di un territorio e delle sue cronache.

BEVETEVI la favola orrida della ‘Botte di Berenice e il Tragno di Manganello’, che Loriano Macchiavelli (foto in basso a sinistra) fa ruotare intorno ai segreti dell’aceto balsamico; lo strano caso della mortadella (Giampiero Rigosi) che così buona un’altra non ce n’è, e che non è fatta solo di suino; assaggiate una fetta del salame di Felino firmato Carlo Lucarelli. E’ come vedere la nostra regione con un cannocchiale rovesciato, la festa mutata in humour nero. Con una punta di crudeltà che penetra nei cibi come un coltello e come fanno gli altri autori, dalla Vinci (foto in alto) a Fois, dalla Verasani a Baldini, da Materazzo a Matrone, dalla Comastri Montanari a Manfredi e alla Giaquinto, da Varesi e Guccini (un elogio del Lambrusco, il suo) allo stesso Toni. E se Dio vuole, questo non è uno dei tanti ‘inviti a cena con delitto’ che non si reggono più. E’ un occhio aperto sulla cucina di una gente e di una terra. E in cucina, si sa, segreti e misteri vengono a galla.c. su.