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Il genio criminale? Questione di stile

Notizia pubblicata il 15 agosto 2009



Categoria notizia : Cultura


IL 6 AGOSTO, a Londra, due uomini si recano da un truccatore professionista e, dichiarando di dover recitare in un videoclip, si fanno applicare sul viso maschere ultratecnologiche. Poi, a bordo di un auto di lusso, parcheggiano davanti alla gioielleria ‘Graff Diamonds’ e — senza preoccuparsi di coprire i loro nuovi volti di lattice — entrano, rubano 46 milioni di euro in oggetti preziosi e se ne vanno. Nei giorni in cui si discute della faccenda, Massimo Picozzi, fresco di presentazione del nuovo lavoro Il genio criminale, sbarca oggi a Cervia per La spiaggia ama il libro.

La rapina a ‘Graff Diamonds’ ha tutte le caratteristiche dei casi descritti nel suo libro…
«Sì, anche perché in questi casi solitamente non si vede una goccia di sangue. Organizzazione perfetta, nessuno spargimento di sangue e rapina ai danni di chi magari è anche coperto da assicurazione. Quindi c’è una sorta di complesso di Robin Hood. Quando nel 1958 a Milano ci fu la rapina di via Osoppo, la gente faceva il tifo per la banda…»

Il crimine affascina per il legame col genio o è solo morbosità?«Il crimine morboso è più legato a fatti di sangue. Negli altri ci sono curiosità e simpatia».D’estate i delitti sembrano aumentare ma forse…«Infatti non è vero. Non c’è stagionalità. Un po’ sono i media e un po’ la motivazione è legata al fatto che i delitti sono eventi sociali e d’estate ci si incontra di più. Bisogna poi tenere conto che in Italia i delitti sono molto diminuiti: dai 1800 del ’92 ai 600 di oggi, dei quali circa 200 sono quelli si parla sempre…».

Lei sbarca sulla spiaggia, che da Wilma Montesi in poi ha un lato oscuro. C’è un fondamento? Esistono i delitti da spiaggia?
«No. La spiaggia non è il luogo della passione. Ciò che induce a comportamenti ed emozioni violente è legato alla fantasia. Ma sotto il sole è tutto così esplicito che è difficile lasciare spazio all’immaginazione. Sui cadaveri in spiaggia, mi vengono in mente solo i fantasmi di Porto Palo. Ma quella è un’altra cosa».

Capita che un caso le rovini letteralmente le vacanze?
«Tutti gli anni. Ad esempio le perizie per i casi di Angelo Izzo e di Ruggero Junker le abbiamo fatte d’estate. Non c’è vacanza per questi delitti, proprio perché non c’è stagionalità. Comunque, da work addicted, sono anche contento di essere chiamato al lavoro».

La tecnologia aiuta il genio?
«La banalità del male sconvolge. Dietro la facciata di Erika, cerchi qualcosa di estremo e trovi la banalità. Il genio sposta questa situazione. Il fattore umano rimane la cosa più sorprendente».

Quanto invece il livello della tecnologia a disposizione degli investigatori influisce sul mito del genio criminale?
«Tre anni fa c’è stata una rapina a Montecarlo in perfetto stile Hitchcock: se usi i guanti, nonostante la tecnologia, sei ancora ‘al sicuro’. Ancora, nell’ottobre scorso, in via Montenapoleone, i rapinatori si sono finti lavavetri, hanno smontato la vetrata, l’hanno appoggiata a terra, hanno svaligiato il negozio e sono scappati. Geniale. La determinante è la trovata geniale, l’invenzione, il mascheramento, unito al fatto che nessuno si è fatto male e che la vittima è un ‘non povero’. Fa parte di una sfida umana».
foto by http://www.flickr.com/photos/jody_art/