
Idee e soldi sprecati per riqualificare viale Ceccarini
Notizia pubblicata il 08 aprile 2011
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Questa sera presso l’Hotel Corallo, si presenteranno esperti marketing e di nuove tendenze, insieme ad architetti, chiamati dal Consorzio d’area del “Salotto” e la Cna, per riuscire a trovare un progetto definitivo per la riqualificazione di viale Ceccarini. Speriamo sia la volta buona perché da anni vengono investiti soldi e risorse per creare idee che poi finiscono nel dimenticatoio.
L’attuale arredo è stato inaugurato il 14 luglio 1989, l’opera è stata affidata dal sindaco Terzo Pierani a Marisa Laurito. Negli anni successivi sono state sprecate idee, proposte, concorsi, studi e disegni.
Ecco un breve storico del ‘progetto fantasma’: nel 1995 quando il sindaco era Massimo Masini, furono ingaggiati gli architetti milanesi di fama internazionale Francesco e Alessandro Mendini. La Swatch si fece carico della progettazione, ma poi i commercianti bocciarono il progetto dato che gli elementi di arredo in resina riprendevano gli orologi della nota marca, rischiando di svendere il viale. Questa decisione non piacque all’architetto Mendini che durante un’assemblea dell’Adir, giurò di non voler più mettere piede nella città di Riccione. Il progetto finì nel cassetto.
Un nuovo Concorso europeo di idee fu indetto nel 2003 con il sindaco Daniele Imola. La commissione di tendenza con Martina Colombari premiò l’architetto pesarese Marco Gaudenzi insieme ad un gruppo di tecnici, che furono premiati da Linus (di Radio Deejay) al PalaTurismo. L’idea includeva un lungomare a guisa di onda, un nuovo porto, un Super Grand Hotel e due piazze centrali. Un progetto molto bello, ma troppo costoso, così andarono in fumo decine di migliaia di euro e anche questa idea fu messa nel solito cassetto.
Un altro tentativo fu quello del settembre 2005, per riqualificare esclusivamente l’incrocio tra i viali Milano e Ceccarini. Il settore Lavori pubblici affidò tre incarichi: scale mobili, il sovrapassaggio e il sottopassaggio che è stato definito troppo costoso per la presenza di numerosi cavi nel sottosuolo come quelli della Nato. Per quanto riguarda le scale mobili, un’opera che costava dai 3 ai 4 milioni di euro, era stato indetto un bando come projet financing ma non si presentò nessuno dato che non vi era nessun guadagno effettivo da parte delle imprese.