I Marlene Kuntz ripartono da "Uno". Stasera il tour alle Celebrazioni di Bologna
Notizia pubblicata il 07 marzo 2008
Categoria notizia : Eventi
DAL ROCK livido e distorto alla conversione verso il pop d'autore, eppure oscuro o comunque elaborato, sonoramente ricco di sfaccettature. Uno é il settimo disco dei Marlene Kuntz, un disco di disequilibri, in cui si osa su tutto, a partire dalla voce, dal mezzo falsetto evocativo di Canto: un uso deliberatamente improprio del mezzo, dalla resa comunque accettabile
Proprio la traccia d'apertura é uno degli esperimenti più arditi, batteria vagamente jazz, colpi di cristalli, chitarrismo teso e involuto, lavorìo infinito di Marroccolo al basso, controcori. Risultato gradevole, portato a compimento nella successiva Musa, brano più pop che rock, luminosa ode che s'avvale del pianoforte di Paolo Conte. Il tour che tocca stasera il Teatro delle Celebrazioni di Bologna é una kermesse scenica in sedici tappe, una scelta orientata dalle frecce dei sentimenti della folla "marleniana".
«L'abbraccio del pubblico ci ha fatto capire che c'é voglia di godersi i Marlene Kuntz da seduti». Ammette Cristiano Godano poeta che non vuol essere considerato tale, ma solo un autore di testi. Strambi, lirici, umbratili, intensi, sbalordenti.
Quel che scrive é sempre ermetico: la rabbia ancora c'é, ma non é istintiva, bensì ragionata. Marlene Kuntz in salsa pop, insomma.
«Non credo che stiamo facendo pop, non so che cosa sia il pop. Una parola che i rocchettari idealisti e intransigenti usano in senso dispregiativo, come se l'assenza di una distorsione possa voler dire un cedimento o un ammiccamento. Anche i Beatles si iscrivono alla categoria pop e nel nostro manifesto programmatico non era scritto che non potessimo usare questa parola».
Il nuovo disco ha comunque suscitato un coro di proteste tra i fan della prim'ora. Molti vi hanno scoperto con dischi che incarnavano le sofferenze di una generazione alternativa.
«Perchè parlare solo di sofferenze? Cerco sempre di avere come intento di non cedere alla tentazione delle cose contingenti, anche se questo ha un'impronta dell'eternità . Se ho dei pruriti cerco qualcosa delle difficoltà dell'uomo in quanto uomo, che abbia un paradigma della condizione umana, come lettura, pittura, cinema. Ma parlare di fatti e disagi contingenti ritengo sia qualcosa che le generazioni successive non potranno cogliere».
Che cosa suonano i Marlene Kuntz?
«Rock, e basta. Ma non credo che ci siano artisti veri che accettino le etichette. Ci sono esperienze che avvicinano le cose, altre che le allontano».
Parliamo degli hobby musicali.
«A volte sonorizzo i film muti, come é accaduto con Frà¤ulein Else, il capolavoro dell'ungherese Paul Czinner, una pellicola del 1928 restaurata dalla Cineteca del Comune di Bologna».
Una sfogliata al suo libro, "I vivi": che cosa l'ha spinta a farlo?
«Diciamo che é stata una prova coraggiosa nel tagliare i ponti con le certezze del passato. Dentro é compresso parte del mio mondo, dall'implacabile sete di bellezza all'ombra della morte e al legame ossessivo tra vita e arte».
(foto by http://www.flickr.com/photos/_alessandra/)