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Esce I Malcontenti (Einaudi) nelle Librerie di Rimini l’ultimo romanzo dello scrittore bolognese
Notizia pubblicata il 04 marzo 2010
Categoria notizia : Cultura
Può capitare – è possibile – che uno non abbia mai letto un romanzo di Paolo Nori. Che sia passato oltre il grande successo di “Bassotuba non c’è”, perfino nei festeggiamenti del decennale e della concomitante riedizione per Feltrinelli, l’a nno scorso. E che si sia perso, di conseguenza, anche “Si chiama Francesca, questo romanzo”, “Noi la farem vendetta”, “La vergogna delle scarpe nuove”, “Siam poi gente delicata”.
Che, insomma, sia arrivato privo di qualsiasi pregiudizio (nel senso etimologico) a leggere sui quotidiani e sul web del polverone sollevato dall’avere accettato - Paolo Nori, “uomo di sinistra” - di collaborare con “L i b e ro ”, appena poco tempo fa. E che magari abbia pensato, scuotendo la testa, “ma come si fa…” Può anche capitare che questo ignorare i lavori di Nori, frutto non di spocchia bensì di un mero calcolo di probabilità, si interrompa con I Malcontenti, il nuovo romanzo che lo scrittore parmense, bolognese d’ado - zione, ha da pochissimi giorni fatto uscire per Einaudi.
E si interrompa magari proprio per capire cosa scrive “questo Nori”. Cosa lo rende così versatile e ricercato, buono tanto per le pagine salotto della sinistra irriducibile quanto per le colonne livorose della testata profeta della parolaccia. C’è risposta per ognuna di queste domande nelle pagine de I Malcontenti, anzi ci sono un sacco di risposte per ogni quesito posto, tutti motivi plausibili, tutti molto validi: Paolo Nori, ci si rende conto, è un ottimo scrittore, lavora mettendo in pratica uno straordinario contratto di realtà con il mondo circostante, con quella Bologna che in realtà – dice – p o t re bb e chiamarsi anche Tommaso: la osserva con occhi semplici ma avidi, attenti al cortocircuito incombente, al paradosso dietro l’angolo. Perciò la storia d’amo - re tra Giovanni e Nina – quella che il Nori-vicino di casa racconta ne I Malcontenti – è si una trama ma innanzitutto una collezione di miniature della realtà, sorta di Haiku che si sbarazzano della rigidità formale pur restando, a loro modo, unità minime, messe su carta senza che un qualsiasi pensiero ulteriore le abbia colorate, ci abbia piantato la bandiera.
Perché – ha proprio ragione Nori – è “s t ra n o ” (non triste né esaltante, ma solo “s t ra n o ”) che il correttore di bozze esulti perché ha trovato un refuso, o che il medico sia contento di incontrare un malato. Ed è pure singolare che qualcuno scorrendo i dvd di una biblioteca si lamenti del fatto che sono “usati”, o che a un certo punto, dalle mercerie, siano scomparse le calze da uomo bianche.
È strano, sì, e chissà quanto c’entra con l’amore di Giovanni e Nina, che nel frattempo va a rotoli, e con tutto il resto. Magari è tutto collegato, magari ne servirebbero milioni come Paolo Nori con la penna in mano a farcele notare queste “unità”, i loro nessi. Senza sofismi, almeno per tenerci vivo il cervello, per pensare. “Da parte mia – ha scritto Nori su “L i b e ro ” qualche giorno fa - non condivido la linea politica di Libero, ma credo che questo non sia un motivo per rifiutarmi di scriverci sopra, anche perché nessuno mi ha chiesto di condividerla”. E se si smettono i panni del tifoso – pro o anti poco importa – resta probabilmente più lucidità per guardare. E per raccontare.