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Una Guerra A Colpi Di Web
Notizia pubblicata il 24 novembre 2009
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Patto (di sangue) sulla rete tra Microsoft e la NewsCorp di Rupert Murdoch. Obiettivo: dare fastidio a Google. I giornali del tycoon australiano presto sul motore di ricerca 'Bing'.
Venti di tempesta sul mare del web.
Rupert Murdoch, il titolare di News Corporation, blockbuster transnazionale di stampa e tv, dice basta alle sue news gratis su Google. Il “Financial Times” annuncia l’avvio di una trattativa per entrare, a pagamento, su Bing, il neomotore di ricerca con cui Microsoft dallo scorso maggio sta cercando di erodere la posizione dominante del concorrente. Nella lotta per il controllo del mercato di Internet entra la News Corporation che con il peso dei suoi contenuti si appresta a scegliere il marchio di Bill Gates.
E, al tempo stesso, un editore di carta stampata e televisione a pagamento riarticola le strategie per rendere compatibili gli investimenti sull’informazione attraverso una valorizzazione on-line. Google? Non sembra preoccupato: 'Faccia pure - replica a Murdoch - Ci sono dei semplici standard tecnici che consentono di rimuovere le news in qualsiasi momento'.
LA CARTA di Internet promette novità. Si accentua la competizione fra i motori di ricerca e i produttori di contenuti sollevano un problema la cui soluzione peserà molto sul futuro della rete: siti consultabili gratuitamente oppure, secondo un trend che sembra ineluttabile, con accesso a pagamento? Dove a pagare potranno essere gli utenti a valle, ma anche i browser a monte. Nella chiusura di Murdoch nei confronti di Google e nell’apertura di un fronte comune con Microsoft si intrecciano due battaglie complementari: il controllo della rete e il mercato dei contenuti, sospeso e incerto tra i media tradizionali - la stampa e la tv - e la dimensione on-line. Lo smarcamento di News Corporation s’infila nel braccio di ferro tra Google e Microsoft, che fatica a conquistare spazio (per Bing il 9.9% del mercato Usa on line a fronte del 65.4% del competitor) e, dunque, deve spendere per acquisire contenuti “premium”. D’altronde, Murdoch ha fatto i conti e ha verificato che le cose non vanno bene: il quarto trimestre dell’anno fiscale si è chiuso con una perdita di 203 milioni di dollari (a fronte del plus di un miliardo e cento milioni di un anno fa). Non solo, i ricavi complessivi hanno registrato una flessione dell’11%. È evidente che questi risultati abbiano spinto News Co. a interrogarsi sulla necessità di riorganizzare e ottimizzare gli investimenti.
Non a caso il figlio del tycoon australiano, James, ha recentemente sottolineato l’entità delle risorse destinate all’informazione, con la significativa precisazione che “non si tratta dello stesso impegno rivolto al broadcasting e all’entertainment”. Come a dire che il core-business piega decisamente sulla tv (a pagamento, dove in Italia si punta 5 milioni di abbonati entro il prossimo
anno) e che il futuro delle news passa attraverso una rivalorizzazione che può arrivare soltanto attraverso la rete. È questo il futuro che può dare ossigeno al “Wall Street Journal”, al “Sun”, a “Time” e può anche indicare una opzione strategica per il mondo dell’editoria. Intanto, Google annuncia il varo di un nuovo, semplice e funzionale, sistema operativo.