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Il nuovo libro di Grazia Verasani: 'Di Tutti E Di Nessuno'

Notizia pubblicata il 07 gennaio 2010



Categoria notizia : Cultura


E siamo alla prima recensione dell’anno. La dedichiamo a Grazia Verasani e al suo Di tutti e di nessuno (Kowalski, pp. 239, euro 15) ancora targato 2009. Lo facciamo perché l’ultimo romanzo della scrittrice bolognese usa le spoglie del noir, dell’indagine doppia che dà forma alla storia per proporre un personaggio già rodato nelle vesti di un flâneur.

Giorgia Cantini, il detective di Quo vadis, baby? che qui torna a raccontarsi e a raccontare la sua Bologna per la terza volta, vaga ossessivamente per le strade spesso periferiche del capoluogo felsineo, immerse in una stagione di mezzo, un limbo fra la fine dell’autunno e l’inizio di un inverno antico, di quelli che ficcavano il gelo nelle ossa. In questo continuo vagare Giorgia osserva con intenzione e curiosità quanto le accade intorno, commentando ogni cosa con quel misto di cinismo e nostalgia struggente (la parola che, implicita o esplicita, ricorre con maggiore frequenza è “r icordo”) che la contraddistingue.
I suoi incontri, il modo in cui si rapporta con la cerchia stretta dei suoi amici e con quella delle sue conoscenze, sono tarati su questo passare per strade e luoghi, su questo continuo osservarli, e, sì, chiederne la loro ragione d’essere. Verasani scavalca così l’impalcatura del thriller standard e insuffla nelle sue pagine un altro respiro, una identità diversa. In Di tutti e di nessuno il tono della narrazione per quanto definibile come “intimo” non è accogliente, perché si porta dietro una disperazione, un senso di inappartenenza profondo.
Chandler deve centrarci qualcosa, specie sul versante degli inganni. O quando attraverso Giorgia Cantini, si fanno le prove per chiudere i conti con la generazione dei quaranta-e-qualcosa, senza però riuscirci. O quando sempre la Cantini guarda agli adolescenti come a un mondo nuovo di cui non capisce bene i modi, i meccanismi, le fragilità, eppure li percepisce come evoluzione dei modi, dei meccanismi, delle fragilità appartenute alla sua generazione: errori e orrori compresi.
Quello che amalgama il tutto è il ragionare che Verasani fa attraverso il suo personaggio sulla figura della donna, su quello che dovrebbe essere e su quello a cui ancora oggi deve sottostare: violenze, coercizioni, riduzione degli spazi di libertà individuale. In quest’ottica la Bologna di Di tutti e di nessuno mantiene immutabile il suo cielo color topo diventando città vetrina in cui assistere all’immobilismo culturale (e mentale) di una società borghese che si considera incoscientemente democratica e libertaria.
Che fa suo il vessillo dei giovani, basta si comportino come le generazioni che li hanno preceduti. Indovinate un po’ come.