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Goran Bregovic

Notizia pubblicata il 12 febbraio 2007


Il ritorno a Cesena, venerdì al Carisport, è forte dell'ulteriore esperienza nomade che lo ha portato in altri continenti.In camerino, il volto stanco e vissuto dello " zingaro" capace di affascinare il gentil sesso, è un segno tangibile del tempo passato, come pure la poca voglia di rispondere all'ennesima domanda.

IL CONCERTO AL CARISPORT
«Il mondo è più bello di come si vede in tv»

Sul palcoscenico però, torna il Bregovic noto al pubblico; quello in abito completamente candido capace di illudere come uno sceicco bianco che veste splendidamente le sue 57 primavere, accompagnato da un abile e giovane solista tuttofare, e dal suo gruppo di ottoni da paese, adatti a suonare ai matrimoni come ai funerali, con uno stridulo coretto bulgaro in abito tradizionale, a sottolineare la tipicità della sua sonorità popolare dei balcani.È ricorrente, Bregovic , la sua presenza in Italia.«Questa volta mi presento per sole quattro date, ma spero di suonare prossimamente, forse in estate. Mi piace esibirmi in Italia; è un bel paese, è un paese che ama la musica e che possiede la curiosità di scoprirmi».Sembra fedele anche al suo gruppo, che la affianca da molto tempo.«Cambio poco io; ho due formazioni collaudate: una di oltre 40 elementi, l'altra, come stasera, di 11. Da una decina d'anni suoniamo insieme».È riuscito a esportare la sua musica popolare in tutto il mondo.«Ho venduto 5 milioni di dischi; ho suonato dalla Siberia all'Islanda, dalla Nuova Zelanda all'Australia. Ciò significa che la gente ama scoprire un compositore diverso, anche se non appare su Mtv. Il pubblico è maturato, è curioso di scoprire le piccole culture, per la prima volta in questi anni salite al vertice dell'attenzione. A mia volta, io posso scoprire il gusto di queste nuove platee, lasciandomi coinvolgere».Continua a vivere a Parigi nonostante i disordini trascorsi?«Il mondo è più bello di quello che si vede in televisione; Parigi è una città dove ancora si respira la tradizione di una grande cultura».Com'è invece oggi la sua Sarajevo; la guerra è lontana?«Sarajevo, dove ancora possiedo un casa, è una piccola città dove i dolori e le ferite si rimarginano con molta più fatica rispetto a città più grandi come Belgrado e Zagabria».Si parlava di pace in un suo passato concerto; nel frattempo altre guerre sono scoppiate.«Perché non si vuole davvero la pace; oggi non è più possibile uccidere i diversi come si faceva un tempo. Sono troppi, bisogna imparare a conviverci. È un fatto economico; quando allo stato la guerra costerà più della pace, allora entreremo in pace per davvero. Così è stato per il fumo; si è vietato solo perché curare le conseguenze nocive aveva un costo superiore agli introiti delle sigarette».Cosa le piace fare ancora?«Comporre su commissione. Ho scritto Tre lettere per tre profeti, opera sacra che verrà presentata in dieci grandi auditori europei (il 18 aprile a Santa Cecilia)».18 aprile a Santa Cecilia)».(fonte Corriere Romagna) Rimini