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L'ultimatum di Google a Pechino Filtri per i siti politici ma anche per youtube e Facebook
Notizia pubblicata il 14 gennaio 2010
Categoria notizia : Fatti Curiosi
Filtri per i siti politici ma anche per youtube e Facebook.La Clinton: attendiamo spiegazioni
La sfida. Il motore di ricerca americano denuncia attacchi degli hacker cinesi contro attivisti dei diritti umani
Il braccio di ferro ha immediatamente scaldato gli animi. Da un lato il motore di ricerca su Internet americano Google, dall'altra la Repubblica cinese. Oggetto della sfida la censura che sistematicamente viene applicata da Pechino su documenti, link e file diffusi sul web. Tanto che Google ha lanciato la sua minaccia: o la smettete o ce ne andiamo. La querelle, inoltre, ha rafforzato anche gli attriti tra Stati Uniti e Cina, con Washington che ha chiesto alle autorità del paese orientale di fornire spiegazioni.
Tutto scaturisce dalle denunce da parte di Google di una serie di attacchi di pirati informatici cinesi che hanno preso di mira i dissidenti cinesi e gli attivisti per i diritti umani. Così il gigante Usa ha fatto sapere che è pronto a chiudere il proprio sito Google.cn e tutti i suoi uffici in Cina, nei quali lavorano circa 700 persone. È la prima volta che una compagnia straniera si oppone in modo così esplicito alle autorità cinesi, che non accettano limiti alla loro possibilità di controllare quali informazioni siano accessibili ai cittadini. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto «di aspettarsi una spiegazione » dal governo cinese.
«La possibilità di operare con fiducia nel cyberspazio è di importanza cruciale in una società ed in un' economia moderne», ha aggiunto. Il governo cinese non ha finora risposto chiaram alla presa di posizione di Google. Un funzionario dell' ufficio informazioni governativo ha detto all' agenzia Nuova Cina che le autorità «stanno cercando di ottenere maggiori informazioni » sulle intenzioni della compagnia americana. «È ancora difficile - ha aggiunto - dire se Google lascerà o no la Cina. Nessuno lo sa». Gli attacchi sarebbero stati condotti la scorsa settimana contro 34 compagnie che si trovano nella Silicon Galley in California, sede dei server di Google usati da molti cinesi che vogliono sfuggire alla censura. Il «grande muro di fuoco» dei controllori cinesi impedisce l' accesso non solo ai siti politici ma anche a popolari piattaforme sociali come Youtube, Facebook e Twitter. Per il vicepresidente di Google David Drummond «vogliamo un motore di ricerca senza filtri. Ne discuteremo presto col governo cinese». Bisognerà dunque attendere. Anche se i segnali sono tutt'altro che positivi.