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Gomorra, scene di camorra quotidiana

Notizia pubblicata il 11 dicembre 2007



Categoria notizia : Spettacoli


NEL SETTEMBRE di un anno fa Roberto Saviano lanciò dal palco di Casal di Principe la sua celebre sfida alla camorra; ora ha scelto i palcoscenici dei teatri italiani per continuare la sua battaglia.

La riduzione teatrale di Gomorra approda in Emilia Romagna con la prima regionale stasera a Scandiano (teatro Boiardo alle 21). Mario Gelardi é il regista che con Saviano ha dato una nuova veste al durissimo atto d'accusa al sistema-camorra.

Come é nato l'incontro con Saviano? «Due anni fa: stavo lavorando allo spettacolo su Annalisa Durante, la bambina uccisa durante un regolamento di conti tra clan cammorristici. Cercavo qualcuno che mi descrivesse il funerale. Trovai un articolo, dettagliatissimo e pieno di passione, su Internet. Era di Roberto. L'ho incontrato e subito c'é stata grande affinità . Lui stava srivendo Gomorra e mi faceva leggere degli stralci. L'idea di portare il libro in teatro é nata prima che andasse in stampa».

Che cosa cambia nel portare il libro in palconoscenico?«Serviva un filo narrativo comune. Per questo nello spettacolo i personaggi hanno un contatto tra di loro mentre nel libro le storie sono indipendenti. E c'é poi il personaggio di Roberto, portato in scena da Ivan Castiglione che le lega tutte. Non potevamo ovviamente mettere sul palcoscenico tutti i racconti di Gomorra e così ne abbiamo scelto solo alcuni: c'é la storia di Pasquale, il sarto che scopre di aver tessuto l'abito di Angelina Jolie, i due piccoli spacciatori, la vicenda di Mariano, il giovane laureato che per lavorare deve affidarsi alla mafia perchè non sa trovare un lavoro e il business dei clan nei rifiuti: la piccola e la grande camorra insomma».

Saviano ora vive sotto scorta... «Il teatro non ha lo stesso potere del giornalismo o dei mass media, ma anche noi, io e la mia compagnia, vogliamo con questo spettacolo dare una testimonianza e fare capire da che parte stiamo».

Come é stato accolto lo spettacolo? La gente di Napoli ci ha accolto con grande calore, ma c'é stata anche freddezza da parte delle istituzioni. Alla prima a Roma c'erano Bertinotti, Amato e Rutelli; alla prima a Napoli non c'erano nè il sindaco nè il presidente della Regione. Arrivo a capirli: é come se qualcuno continuasse a buttare sale su una ferita aperta».

Per lei cosa significa la parola camorra?«Il rapporto quotidiano che hanno tutti i napoletani: dal parcheggio, alla necessità  di tenere la mano sempre sul portafoglio al fatto di non poter frequentare certe zone a certe ore».

E come la si può sconfiggere? «In questo momento non si batte. Io ho iniziato ad occuparmi del sistema-camorra con la storia di Annlisa Durante perchè in quel momento ho pensato che potesse esserci un vero radicale movimento della città  e invece non é accaduto. La camorra non si batte perchè é radicata nel nostro tessuto sociale. Certo ci sono persone che fanno qualcosa tutti i giorni e ottengono dei risultati: penso al giudice Cantone, ma abbiamo un lungo cammino da fare. Prima dobbiamo capire il nostro e male e poi forse in futuro possiamo sperare di guarire».