Mezzogiorno di fuoco: Forlì infiamma il Giro d’Italia.Nonostante il caldo torrido gran festa in piazza Saffi per la partenza della tappa. Tanti applausi per Montaguti
Notizia pubblicata il 25 maggio 2009
Categoria notizia : Sport
«SIGNORINAAAAAA. Un portachiavi, un cappellino, una bandierina, un peluche...Sia brava, un peluche per il mio bambino. Insomma, mi dia qualcosa... qualsiasi cosa».Se non è un’arena, ci assomiglia molto. Ma assomiglia molto anche ad un’enorme padella la piazza Saffi che accoglie la carovana del Giro d’Italia per la partenza della Forlì-Faenza.
Il sole cuoce meglio di Vissani e nel supremo catino cittadino friggono tutti: i ‘girini’ e il povero popolo della bicicletta, immerso in una colossale sauna mattutina nella speranza di sgraffignare un gadget, un autografo, una fotarella vip.
IL GRANDE circo apre di mattina presto la porta a illusioni e relative disillusioni. Sarà anche per il caldo da isola greca, ma la piazza sembra il Papeete beach, gli altoparlanti sparano musica da emicrania e in giro ancheggiano, ingaggiate dall’organizzazione, ragazze troppo stupende per essere reali, con incorporato sorriso Durbans e mini-abitucci a fingere di occultare pochissima pelle. «Ciao Forlì» urla qualcuno dal palco. E si materializza il Leone di Lernia, vecchio goliarda canzonettaro. Il villaggio del Giro si infiamma, la caccia al gagdet è spietata, stand offrono bicchieri di vino, piatti di patate e wurstel appena sfrigolati, roba con questo caldo da tappare lo stomaco a Pantagruel.
Passa Mario Cipollini, camiciuola, ovviamente rosa confetto, sforbiciata con l’accetta a livello ascellare per palesare i bicipiti ancora ben torniti. Chi invece persiste eroicamente nel suo aplomb istituzionale è il vicesindaco Evangelista Castrucci: giacca, cravatta col nodo stretto come un cappio. È lui assieme all’assessore Bucci a premiare Matteo Montaguti, «l’unico forlivese in gara», così l’aveva stoltamente introdotto il povero speaker per poi prendersi i rimbrotti dell’agguerritissimo fan club, teso a rivendicarne la paternità meldolese.
E mentre Matteo cinguetta prima del via con la fidanzata Valentina, lo show non si ferma. Il villaggio dell’ospitalità è circolare, così la folla erra continuamente su se stessa, come un criceto sulla ruota della gabbietta: ragazzine dell’Estathè si scatenano in balletti proprio davanti ai poveri poliziotti, sudaticci e infagottati in giacche da moto e stivaloni, un maestoso ammaestratore di falconi si piazza all’ombra di Aurelio Saffi, con tanto di rapace abbarbicato sull’avambraccio.
INTANTO la sfilata di corridori continua: c’è chi si ferma a firmare due autografi, una foto, chi se la svigna con due rapide pedalate. Sul palco sale anche una vecchia gloria del ciclismo forlivese, Alberto Assirelli, intanto poco prima dell’una il gruppo finalmente si piazza a due passi dal Suffragio, il serpentone si muove lentissimamente. Eppure in un attimo tutto cambia, mentre il primo girino si china svogliatamente sul manubrio, già dietro di lui gli operai smontano stand. Addio show, la piazza si svuota velocissimamente, complice il sole allo zenith torna ad essere desolata come in una delle tante domeniche d’agosto forlivese. Ciao girini, lo spettacolo è finito. E sul volto di chi va via, impalpabile, s’adagia un velo di tristezza.
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